Ognuno vede nelle opere d’arte quello che vuole. Naturalmente, prima di giudicarle, bisognerebbe essere preparati, conoscere l’artista, conoscere la storia dell’arte. Luigi Ontani è artista, scultore e non solo, quasi del tutto sconosciuto in Italia, benché il presidente della Repubblica Mattarella lo abbia recentemente insignito di un importante riconoscimento. E’ più noto negli Stati Uniti, dove ha esposto nel prestigioso museo Guggenheim, e in Inghilterra. La sua proposta artistica, decisamente provocatoria (si è autoritratto completamente nudo con un tulipano nel posteriore, per dirne una), trova ovviamente maggiori riscontri in quei paesi, abituati a un tipo di arte di questo tipo. Una sua recente mostra a Bergamo, ad esempio, è andata quasi completamente deserta. In quell’occasione, Nicola Stoia definì così le sue opere: “I personaggi onirici che popolano i suoi acquerelli, il modo a volte anche autoironico in cui utilizza il suo corpo nei Tableau Vivant, i titoli delle sue opere, opere d’arte essi stessi, un misto di piccole poesie e giochi di parole per bambini, la fertile fantasia dalla quale nascono i suoi lavori, sono tutti modi di esprimere una personalità che rimane se stessa senza mai omologarsi e che tenta di stare al di fuori dalle cerchia ristretta di quelle regole comuni che caratterizzano la nostra società”. In passato l’artista aveva anche scolpito un Gesù che allatta. L’ultimo lavoro dell’artista sta adesso scatenando polemiche. Si tratta di una fontana esposta davanti alla stazione ferroviaria della sua città, il borgo di Vergato in provincia di Bologna. Realizzata su commissione (e pagata per circa un terzo) dal comune, non piace a molti, ad esempio gli esponenti del Popolo della famiglia che l’hanno definita “oscena” e “scabrosa” mentre altri addirittura un inno a Satana. “RenVergatellAppenninMontovolO”, così è stata chiamata l’opera che dovrebbe evocare elementi naturali caratteristici dell’Appennino bolognese, è stata descritta come una “fontana in marmo e bronzo che richiama le figure della mitologia classica”, con un Fauno che rappresenta il fiume Reno, il Cupido Amor d’Arte, cioè un putto alato che il Fauno porta sulle spalle, che dovrebbe rappresentare il torrente Vergatello, un maestoso Tritone che dovrebbe simboleggiare l’Appennino, e un uovo, sul quale si appoggia il gigante, che allude al favoloso ‘Montovolo’, “circuìto a spirale dal serpente ‘Ouroboros'”, elemento favoloso e mitico del paesaggio locale.



“INCUBO HORROR”

Ma un avvocato calabrese, Giovanna Arminio, ha scritto sul suo profilo Facebook che il Fauno raffigura “lucifero (con il fallo eretto, lo zoccolo e l’occhio degli illuminati) che porta sulle spalle un bambino aggrappato alle sue corna. La base è formata da Nettuno androgino con grandi seni”. Per l’ex sindaco di Cesiomaggiore nel Veneto, Michele Balen, “Si tratta della nuova fontana satanista di Vergato, piccolo comune in provincia di Bologna. Un ‘Tritone’ o ‘Nettuno’ transgender, biancheggia sul bordo della vasca. Al centro, sopra il globo del mondo avvolto dalle spire del serpente, sta un essere decisamente dotato di attributo maschile, coi piedi caprini, degli occhi sulla schiena, e lo sguardo spaventoso. Sulle sue spalle porta un infernale ragazzo alato, dallo stesso sguardo da incubo horror”. Come dicevamo ecco che ognuno in un’opera d’arte vede quel che vuole  e che capisce. C’è un fatto però: un conto è un’opera d’arte realizzata per le proprie mostre d’arte che andrà a vedere chi vuole, un altro conto è realizzarla per conto di una amministrazione pubblica e imporla a tutti i cittadini. A prescindere dal significato più o meno occulto, può semplicemente non piacere e dunque non si impone, ma si chiede prima il parere della cittadinanza. Non si tratta di censura dell’espressione artistica, in casi come questi si censura l’opinione pubblica. Quello che è stato fatto. Il Popolo della famiglia ne ha chiesto la rimozione e il collocamento in altro posto, e ha ragione.



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