FONTANA LANCIA ALLARME SU DECRETAZIONE D’URGENZA

Il governo Meloni fa un ricorso eccessivo alla decretazione d’urgenza: lo riconosce il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che in occasione di un intervento al Ventaglio definisce “evidente” l’eccesso dell’uso dei decreti legge, riconoscendo però che si tratti di un problema non recente. Infatti, Fontana segnala che il problema era già emerso nelle precedenti legislature.



Comunque, da un punto di vista prettamente pratico, tutto ciò si traduce in una mole di lavoro da smaltire: “A luglio abbiamo avuto una quantità notevole di decreti da convertire“. Alla luce di questa situazione, il presidente della Camera ha deciso di scrivere una lettera alla premier Giorgia Meloni per farle presente che c’è “questa difficoltà del Parlamento e che una riduzione sarebbe giusta e gradita“.



Le alternative non mancano, infatti vengono consigliate e sollecitate. Pur riconoscendo che in alcuni casi la questione è di abitudine per gli uffici dei ministeri, il presidente della Camera d’altra parte evidenzia che “se un decreto in 60 giorni viene approvato da Camera e Senato non cambia a livello di tempistica“.

PARLAMENTO INGOLFATO PER TROPPI DECRETI DA CONVERTIRE

Il problema della mole di testi da convertire in 60 giorni, col rischio di un Parlamento “ingolfato” nel giro di poche settimane a ridosso della pausa di Ferragosto era emerso già nelle scorse settimane. Ne parlò Repubblica, spiegando che il governo avrebbe posto un freno, dilazionando le questioni meno urgenti, col rischio però di lasciare indietro diverse questioni.



Un ministro all’Ansa aveva ammesso che è “un momento un po’ convulso con tante emergenze“, aprendo alla possibilità che alcune misure potrebbero confluire in un unico testo quando avviene l’esame del Parlamento, così da non sovraccaricare le commissioni che devono esaminare tutto. Ci sono poi disegni di legge da approvare in fretta e alcune leggi che potrebbero avere una corsia preferenziale.

Un altro ministro aveva paventato il rischio di andare avanti “a fiduce tutte le settimane” e si parlò di un ritmo di 10 decreti in 50 giorni, con la prospettiva di un lavoro delle Camere attivo fino all’8-9 agosto. Infatti, al Senato l’ultima seduta è prevista per il 9 agosto, ma solo per il completamento dell’esame dei provvedimenti ancora in sospeso.