Rischia di riaccendersi la polemica sulla gestione dell’emergenza coronavirus tra governo e Regione Lombardia, investendo anche altre realtà locali, dopo le parole pronunciate dal governatore Attilio Fontana a Mattino 5. Intervenuto in collegamento Skype, Fontana ha allontanato le critiche piovute addosso alla sua Regione: “Adesso si dice il caso Lombardia, in realtà non è un caso Lombardia. È un caso Lodi, Cremona, Bergamo, Brescia e Piacenza“. Ma nuove scintille si registrano in particolare con Roma, dopo che Conte ieri aveva confermato la bontà della gestione delle zone rosse in Lombardia, dalla quale erano rimaste escluse le zone di Alzano e Nembro. Fontana oggi ha rimbalzato le responsabilità al governo: “Io non voglio ergermi a difensore di nessuno perché credo che lì il focolaio fosse già partito. Quando si è pensato a chiudere quella zona forse era già un po’ troppo tardi, ma questa è una valutazione mia. Io sono convinto che in quella zona della Lombardia il virus circolasse già da più di un mese e fosse ormai diffuso in una maniera capillare“.



FONTANA A CONTE: “ZONA ROSSA BERGAMASCA? ERA TROPPO TARDI”

Sull’interlocuzione avuta con il premier Conte, Fontana ha spiegato: “Ci sono tante considerazioni, il presidente si è impegnato a darmi una risposta sui vari punti che gli ho detto. Ho parlato con il Presidente innanzitutto di trovare soluzioni per le famiglie, perché è ovvio che con chiusura delle scuole, degli asili e dei nidi se entrambi o genitori devono tornare al lavoro si trovano i evidente difficoltà“. Poi “ho fatto delle proposte circa la possibilità di spalmare l’inizio dell’orario lavoro in fasce distribuite lungo la giornata, in modo da evitare grossi affollamenti su trasporto pubblico locale“. Fontana ha parlato anche “dei problemi attinenti ai controlli” all’accesso sui mezzi pubblici e posto infine la questione delle mascherine, “se siano obbligatorie solo sui locali pubblici o anche all’aperto, per me sarebbe opportuno usarla sempre“.

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