A fine giornata arriva la controreplica alle dure ricostruzioni fatte dall’Iss contro la relazione del Governatore Fontana sul caso zona rossa: «Aspettiamo fiduciosi il giudizio del Tar del Lazio per dimostrare che abbiamo ragione noi», spiega il Presidente della giunta lombarda, rispondendo al mittente le ricostruzioni fatte dall’Istituto in appoggio al Ministero della Salute.
«Uscite a orologeria con un solo obiettivo: colpire la Lombardia. Non solo dal Governo, ma ora anche da quello che dovrebbe essere un organo terzo come l’Istituto Superiore di Sanità e che invece veste sempre più i panni di una parte politica», sottolinea ancora Fontana che stronca il comunicato Iss «In difficoltà per proprie mancanze, l’Istituto Superiore di Sanità continua a spostare il tiro da quello che è il vero tema, ovvero il mal funzionamento dell’algoritmo per il calcolo dell’Rt».
LA REPLICA DELL’ISS
Risposta durissima alle dichiarazioni del Presidente Fontana arriva dall’Istituto Superiore di Sanità, nel comunicato numero 8/2021: mentre in Consiglio regionale si consumava una giornata surreale tra contestazioni, cartelli e consiglieri in “ginocchio” contro la giunta Fontana, dal Ministero della Salute giunge il report molto netto dell’Istituto Superiore guidato da Silvio Brusaferro. «Si segnala che dal mese di maggio 2020 l’Iss ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Regione Lombardia, l’ultima delle quali in data 7 gennaio 2021», scrive l’Iss.
Non solo: tra il 13 dicembre e il 13 gennaio, la percentuale di “casi incompleti”, ovvero che non riportavano uno ‘stato clinico’, nel flusso dati fornito dal Pirellone «è stata del 50,3%», di fatto uno su due, con statistica ben più ampia dell’intero panorama nazionale «Nel resto d’Italia la media è del 2,5 per cento». L’Iss contesta a Fontana l’assunto che i dati lombardi sono stati corretti e che gli errori sarebbero da imputare al monitoraggio della cabina di regia: riportando la cronologia dei fatti da maggio fino al 20 gennaio scorso, l’Istituto aggiunge «negli ultimi inserimenti da parte della Regione Lombardia risalgono alle ore 10.58 e alle ore 14.51 del 20 gennaio 2021 con una rettifica dei dati pregressi presenti alla data 13 gennaio 2021». In particolare, tre i punti contestati dall’Iss: «eliminata la segnalazione di una data inizio sintomi in 4.875 casi segnalati; diminuiti di 17.654 casi quelli classificati in precedenza come sintomatici; aumento di 12.779 casi quelli classificati come asintomatici».
LA DIFESA DI FONTANA
Mentre a Roma il Governo Conte-2 esauriva la sua carica con le dimissioni del Premier, in Consiglio Regionale il Presidente della Lombardia Attilio Fontana lanciava l’ultima “bordata” all’esecutivo sul caso spinoso della zona rossa revocata da domenica scorsa dopo l’infinito braccio di ferro Ministero Sanità-Pirellone. Un lungo discorso in un’Aula consiliare infuocata per la protesta di Pd e M5s che invece fanno propria la tesi dell’Istituto Superiore di Sanità sull’errore compiuto dalla Lombardia nel calcolo dei dati, tale da produrre l’ingresso erroneo in zona rossa: «la misura è colma e la mancanza di rispetto verso la Lombardia e i lombardi è andata oltre i limiti», apre così il suo lungo discorso in Consiglio Regionale stamane (qui il testo ufficiale integrale).
Fino a questo momento i dati prodotti da ISS non erano mai stati contestati dalla Regione, anche in considerazione del lavoro comune portato avanti: cambia qualcosa però nel report 35 dove la giunta Fontana e la Direzione Generale del Welfare nota la discrepanza «tra l’indice RT sintomi 1.4. e il resto degli indicatori, incluso l’indice RT ospedaliero, orientati verso uno scenario di tipo 2, che corrisponde alla zona arancione». Per quel motivo allora la Lombardia ha ricalcolato l’indice Rt sui sintomi (a 1,01) e a quel punto è stata richiesta una valutazione più coerente alla Cabina di Regia (Ministero-Cts-Regioni) in modo da tener conto del RT ospedaliero e dell’incidenza dei nuovi casi per 100.000 abitanti.
LA DIFESA DI FONTANA IN CONSIGLIO REGIONALE
Si arriva così al 19 gennaio quando la Lombardia chieste all’Iss di procedere alla verifica dei dati per recepire le modifiche tecniche e modificare l’esito della classificazione: ma Fontana spiega, attaccando le decisioni del Ministero della Sanità, «Il giorno successivo invece, nell’imminenza dell’invio del flusso relativo alla settimana 36, ci è stato detto da ISS che non era possibile modificare il meccanismo. Ed è stato quindi chiesto dallo stesso ISS di inserire un valore convenzionale in un campo facoltativo per superare la difficoltà di funzionamento del percorso di estrapolazione dei dati». Senza tale operazione l’Iss non avrebbe calcolato in modo corretto l’Rt sintomi lombardo: «Per superare l’impasse ci siamo adeguati a questa indicazione, abbiamo quindi trasmesso il 20 gennaio un flusso identico a quello della settimana precedente, con l’integrazione delle informazioni convenzionali chieste da ISS». A quel punto la giunta leghista ha manifestato la perplessità sul metodo utilizzato, chiedendo una rettifica al Governo: «ci è stato risposto di dichiarare che tale richiesta doveva essere considerata una rettifica del nostro flusso. Nel caso in cui non avessimo acconsentito ad ammettere di operare una rettifica dei dati, pur conoscendo il nuovo valore del RT della settimana precedente, l’ISS ci ha comunicato che non avrebbe formalizzato il nuovo valore permettendoci così di andare in zona arancione».
L’ATTACCO A CTS E CABINA DI REGIA
Si arriva ai giorni scorsi, con il ricorso della Lombardia presentato al Tar del Lazio e lo scontro a distanza con il Governo: «Il CTS e la cabina di regia, non potendo che prender atto della correzione necessaria del valore di RT sintomi della Lombardia, hanno scritto nei loro verbali, poi confluiti nella motivazione dell’ordinanza del Ministro, che la rivalorizzazione dell’indicatore era il frutto di una nostra rettifica. Ma ciò non risponde al vero», attacca ancora il Governatore della Lombardia. Secondo Fontana, i dati sono sempre stati coerenti con i flussi prevenienti dai punti informativi delle ATS: «I nostri tecnici non hanno mai inserito in modo artificioso dati. A noi interessa una valorizzazione realistica della pandemia, non forzare una lettura semplificatrice».
È dunque una «falsa notizia» quella data dal Governo – secondo la Lombardia – in merito alla mancata registrazione dei guariti: «Come si evince dai flussi pubblici, come quello della Protezione Civile che registra quotidianamente casi, guariti e decessi. Non è corretto che il destino di una regione possa essere legato ad un indicatore esile come RT Sintomi. Non è possibile che i destini di milioni di persone siano affidati a dati esili, convenzionali e facoltativi. È impensabile che la compilazione di campi indicati da ISS come facoltativi determini la collocazione di una Regione in zona rossa.». Nella parte finale del discorso in Consiglio, Fontana ribadisce come senza il ricorso presentato a questo punto la Lombardia sarebbe ancora in zona rossa e non sarebbe emerso nulla sui dati: il ricorso resta in piedi e verrà implementato nei prossimi giorni con l’impugnazione dei verbali della Cabina di Regia, «Regione è disponibile come sempre ad una leale collaborazione istituzionale […] Non accetto, però, che la Lombardia venga calunniata con mistificazioni della realtà».