L’Unione europea sta cercando di elaborare una nuova strategia per ritrovare competitività. Il timore è che Stati Uniti e Cina lascino dietro l’Europa, anche perché ci sono annosi problemi economici da risolvere. Il tema, comunque, è ritenuto prioritario, tanto che quando a fine agosto è stato chiesto ai capi di gabinetto dei 27 Stati membri di indicare la priorità per l’autunno, la risposta è stata sorprendente. «Tutti hanno menzionato il sostegno continuo all’Ucraina, ma non era in cima alla lista di nessuno. Tutti, più e più volte, hanno continuato a parlare di competitività e di come risolvere il problema dell’economia dell’Ue». A rivelarlo al Financial Times una persona che era presente alla riunione a Bruxelles. Non a caso è stato scelto Mario Draghi, ex premier italiano già capo della Banca centrale europea, per la stesura di un rapporto sullo stato della competitività europea e sulle soluzioni.



I numeri sono impressionanti. L’economia dell’Ue, in termini di dollari, è pari al 65% delle dimensioni dell’economia Usa. Il dato è in calo rispetto al 91% del 2013. Il prodotto interno lordo pro capite Usa è più del doppio di quello dell’Ue e il divario è in aumento. Ma l’Europa è in ritardo anche per aziende tecnologiche, università e capacità di produzione di semiconduttori. Ad aggravare i problemi strutturali di lunga data che minano l’efficacia del mercato unico dell’UE anche anni di diverse crisi. Dalla pandemia Covid alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, con ripercussioni a livello energetico. A ciò si aggiungono le pressioni demografiche e le strozzature educative che hanno creato una carenza di manodopera qualificata. C’è poi il problema della burocrazia che schiaccia il potenziale di crescita.



LETTA “UE VUOLE NUOVA POLITICA INDUSTRIALE”

Mentre Mario Draghi esamina la competitività europea, un altro ex premier italiano, Enrico Letta, prepara un rapporto separato sullo stato del mercato interno, atteso per marzo. Il dilemma europeo è preservare la forza del mercato unico e le libertà di movimento, capitale, merci e servizi, pur competendo con Usa, Cina e India. «Come possiamo premere il pulsante di accensione sviluppando le quattro libertà e non distruggendo lo spirito delle quattro libertà? Perché vogliamo lavorare sulla sovranità europea, su una nuova politica industriale, su una forte capacità dell’Europa di prosperare e di essere potente», ha dichiarato il presidente dell’Istituto Jacques Delors, come riportato dal Financial Times.



I responsabili politici dell’Ue temono che la prossima rivoluzione tecnologica, nell’ambito dell’intelligenza artificiale e dell’informatica quantistica, possa allargare ulteriormente il divario con le due superpotenze economiche del mondo. Secondo funzionari e analisti, il motivo di questo divario è legato in parte ad un problema di incapacità di realizzare appieno il proprio potenziale, d’altra parte c’è un problema di mancanza di cooperazione tra innovatori, aziende e finanziatori dell’Ue. Entrambi i problemi, spiega il Financial Times, riguardano l’incapacità del mercato unico di funzionare veramente come un’unica entità.

“UE HA BISOGNO DI UNA REVISIONE ALLA RADICE”

«Dicono di ridurre la burocrazia e poi il giorno dopo approvano una nuova serie di leggi sulla due diligence», dichiara un diplomatico senior dell’Ue al Financial Times. «Le regole del gioco sono cambiate. Le pressanti preoccupazioni per la sicurezza economica, la politica energetica e la corsa ai sussidi hanno aggravato le nostre sfide di competitività. La questione determinante per l’Europa non sarà solo il modo in cui i Paesi adatteranno i loro attuali modelli operativi, ma se le loro risposte saranno collettive o nazionali», osserva Donald Ricketts, presidente dell’ufficio UE della società di consulenza aziendale FleishmanHillard.

I diplomatici europei sono consapevoli che trovare il consenso politico per le riforme proposte da Draghi e Letta sarà probabilmente la sfida più ardua per qualsiasi operazione di competitività. Con la decisione di commissionare le relazioni di Draghi e Letta, l’Ue ha dimostrato la volontà di riconoscere i problemi di competitività, ma per recuperare il ritardo rispetto a rivali sempre più competitivi serve una volontà politica molto più forte. «L’Europa ha bisogno di una revisione. Alla radice e per intero», afferma un funzionario economico della Commissione Ue.