Il suo obiettivo è certamente ambizioso: promuovere un percorso sperimentale e innovativo in grado di unire le forze e le idee di istituzioni, enti di ricerca, imprese e società civile per affrontare gli impatti della pandemia sui sistemi alimentari e sui modelli agricoli, e per delineare azioni utili nei diversi Paesi a contrastare la fame e potenziare i sistemi territoriali. A soli tre mesi dalla sua ufficializzazione, la Food Coalition patrocinata dalla Fao ha già convinto ben 35 Paesi a unirsi per questo comune obiettivo. Segno che il tema al centro del progetto fortemente voluto dall’Italia, capofila dell’iniziativa, è considerato una delle priorità da affrontare a livello globale. Ora, dopo la fase di presentazione, si è aperta quella, ancora più complessa, dell’operatività, come spiega Maurizio Martina, già Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali e Segretario del Pd, da poche settimane nominato vicedirettore generale della Fao. L’abbiamo incontrato per chiedergli quali saranno i prossimi passi.
I primi progetti concreti che cosa riguarderanno?
Stiamo lavorando per presentare nella cornice del G20 in agenda a giugno – che, ricordo, sarà a presidenza italiana – le prime iniziative frutto della Food Coalition. A ispirarle saranno i sette grandi temi evidenziati dal “Programma globale di risposta e ripresa dall’emergenza Covid-19” della Fao, presentato lo scorso luglio. I progetti affronteranno insomma l’intero arco di criticità che toccano il sistema agricolo e alimentare: si spazia dalla necessità di rafforzare il Piano di risposta umanitaria globale all’emergenza pandemica al nodo del miglioramento dei dati alla base dei processi decisionali, dalla garanzia di inclusione economica e protezione sociale per la riduzione della povertà al consolidamento delle norme commerciali e delle norme in materia di sicurezza alimentare, passando per il sostegno alla resilienza dei piccoli produttori, la prevenzione di future pandemie zoonotiche e la trasformazione dei sistemi alimentari.
Qual è l’obbiettivo complessivo dell’iniziativa?
L’idea che muove la Food Coalition è precisa: il progetto vuole essere uno strumento a servizio dei diversi partenariati che vorranno aderire in relazione a uno o più dei sette obiettivi appena citati. Vogliamo costruire un polo aperto alle competenze, alla cooperazione finanziaria, allo scambio di tecnologie, informazioni e best practice. Senza dimenticare la creazione di team multidisciplinari, in grado di operare anche a livello internazionale. Puntiamo, insomma, a mettere a sistema un’attività strategica coordinata che unisca i diversi Paesi aderenti, nella consapevolezza che nessuno può fare da solo. Perché soltanto soluzioni condivise possono provare a dare riscontro ai tanti problemi sul terreno. Stando alle stime della Banca mondiale, infatti, l’impatto economico della pandemia potrebbe far precipitare circa 100 milioni di persone sotto la soglia della povertà estrema. L’impennata dei tassi di disoccupazione, le perdite di reddito e l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari stanno inoltre ostacolando l’accesso al cibo nei Paesi in via di sviluppo così come in quelli industrializzati, con effetti di lunga durata sulla sicurezza alimentare. Discutere, confrontarsi e intensificare gli sforzi su questi temi diventa allora una priorità. E la Food Coalition intende esattamente rappresentare una risposta a questa esigenza.
Quale ruolo avrà l’Italia nella Food Coalition?
Direi fondamentale. Bisogna riconoscere al nostro Paese di avere promosso per primo questo progetto e di avere seminato bene negli scorsi mesi. Ma le responsabilità sono destinate a divenire ancora più forti. Nel prossimo G20 – che, come detto, sarà a guida italiana – verranno ricorrentemente proposti proprio i temi al centro della Food Coalition. E non solo, In quell’occasione, l’Italia si farà infatti parte attiva per coinvolgere nel progetto i Paesi partecipanti all’incontro. Si deve poi considerare che a luglio si terrà a Roma il Pre Food System Summit, i cui lavori saranno inaugurati dal Segretario Generale António Guterres. E questa sarà un’altra importante opportunità che l’Italia avrà per tornare a mettere l’accento sulle urgenze segnalate con l’alleanza sostenuta dalla Fao.
(Manuela Falchero)