“Chi mangerebbe del cibo sapendo che è stato trasportato in un cubo che ospita più di 200 colonie di batteri?”. Questa è la domanda che sorge spontanea al termine del colloquio con Laura Panzironi, responsabile del Laboratorio SiLa specializzato in analisi microbiologiche alimentari e incaricato dalla rivista Gambero Rosso di svolgere una ricerca ad hoc sulla sicurezza nel traporto di alimenti nel food delivery. Ricerca dalla quale emergono indicazioni molto preoccupanti: l’esame di una delle sacche – quella peraltro apparentemente meno sporca – adibite al trasporto alimentare di Glovo, una delle principali aziende che si occupano di consegna di cibo a domicilio, ha infatti rivelato che sul fondo e sulle pareti laterali del box si annidavano più di 200 colonie di batteri. Per avere un’idea di quanto fosse sporca la superficie analizzata, sebbene alla vista e all’olfatto sembrasse pulita commenta lo stesso Gambero Rosso , basta pensare che si tratta del triplo di quelle sufficienti a non far superare un controllo sanitario al pavimento di un ristorante.
Un clamoroso buco, insomma, nella filiera del delivery, registrato a dispetto di norme precise e perfino stringenti, dal momento che l’espansione del settore ha portato allo sviluppo di indicazioni sempre più strette nell’agroalimentare, a partire dal campo o dall’allevamento e fino alla vendita al consumatore. Si deve infatti considerare che la normativa europea sulla sicurezza degli alimenti prevede tanto regole relative a prodotto o produzione quanto regole preventive riguardo l’organizzazione dell’impresa. Un punto quest’ultimo che tocca quindi anche l’ultimo anello della filiera, ovvero quello della consegna a domicilio. Lo conferma l’articolo 2 del regolamento (CE) n. 852/2004 che attribuisce la responsabilità per l’igiene degli alimenti agli operatori del settore lungo tutta la catena alimentare, compresi quelli del trasporto.
L’indagine non ha mancato di suscitare allarme e preoccupazione presso le rappresentanze della Pubblico Esercizio, che hanno chiesto di fare chiarezza: “Alla luce di quanto riportato in questi giorni dagli organi di informazione relativamente alle scarse condizioni igieniche degli zaini con cui vengono trasportati gli alimenti in occasione delle consegne a domicilio – si legge in una nota ufficiale di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana Pubblici Esercizi – riteniamo necessario avviare con urgenza un confronto con le piattaforme di food delivery per conoscere le misure che intendono mettere in campo a tutela delle aziende della ristorazione che utilizzano il servizio e dei consumatori. A questo proposito, la Federazione ha già inviato una formale richiesta di incontro”.
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