Alla lista dei tanti dossier aperti a Bruxelles in tema alimentare – primi fra tutti quelli sul via libera all’uso degli insetti a tavola e all’utilizzo di messaggi simili a quelli contenuti sulle confezioni delle sigarette anche sulle bottiglie di vino – rischia di aggiungersene un altro. I riflettori in questo caso si spostano sul riso asiatico trattato con il Triciclazolo.
A sollevare la questione sono il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, e il Consigliere delegato di Filiera Italia, Luigi Scordamaglia, che in una lettera hanno chiesto al Governo italiano di bloccare a livello Ue qualsiasi autorizzazione a tollerare una certa quantità di questa sostanza nel prodotto che arriva da fuori i confini dell’Unione, in particolare da Cambogia, Myanmar, Vietnam, India e Pakistan.
Un rischio concreto – affermano Coldiretti e Filiera Italiana – dopo il parere favorevole dell’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) all’introduzione di una “franchigia” di tolleranza per i residui di Triciclazolo nel riso importato, benché dal 2016 l’utilizzo di questa sostanza e quindi dei prodotti che la contengono sia stato vietato nell’Ue per ragioni di sicurezza per la salute.
Il nuovo limite è stato richiesto in un’istanza avanzata dalla multinazionale che produce questo principio, ma l’ok non è automatico: Coldiretti e Filiera Italia spiegano che dipende da una procedura legislativa della Commissione Europea, che potrà decidere se introdurre, dopo il voto favorevole degli Stati membri, il nuovo limite proposto, o in alternativa, ignorare la valutazione dell’Efsa. Le stesse associazioni osservano che la prima opzione danneggerebbe le imprese del settore europee e soprattutto italiane, dal momento che con 1,5 milioni di tonnellate all’anno il nostro Paese garantisce il 50% dell’intera produzione di riso dell’Ue di cui è il primo fornitore. Rappresenterebbe poi un passo indietro sul principio di precauzione. Ma non solo. Coldiretti e Filiera Italia avvertono anche che l’ammissione di una quantità permessa nel riso importato è apertamente in contrasto con il principio di reciprocità che impone ai prodotti derivanti da Paesi terzi gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali previsti per i prodotti Ue. Un principio che – secondo Coldiretti e Filiera Italia – dovrebbe caratterizzare ogni atto normativo della Commissione, a partire dai trattati commerciali internazionali.
La battaglia, insomma, promette di diventare seria, tanto più che sul tema l’opinione pubblica italiana è apertamente schierata. Un’indagine Coldiretti/Censis rivela infatti che l’88% dei nostri connazionali è favorevole al divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da Paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e dell’Ue. La tesi che sorregge questa posizione è del resto semplice: secondo la grande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente a imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri Paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato domestico a prezzi stracciati.
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