Nell’immaginario collettivo è spesso un mondo associato ad allevamenti intensivi, animali maltrattati e produzioni poco salutari e “pulite”. Eppure il settore carni e salumi, in questi anni, ha fatto passi da gigante sul fronte della sostenibilità a 360 gradi e del benessere animale. Talvolta senza clamore, nel solco della più genuina tradizione dell’imprenditoria italiana. In un percorso lontano dai riflettori e dai social, dove la verità sembra in mano a chi grida di più o a chi la spara più grossa.
Per avere un’idea di questo lavoro intrapreso da anni, che si deve in gran parte a Francesco Pizzagalli, visionario presidente dell’Istituto valorizzazione salumi italiani (Ivsi), basta dare un’occhiata alla recente assemblea annuale di Assica, l’associazione industriali del settore.
Nell’occasione è stato infatti annunciato il “Programma sostenibilità”, frutto di una partnership con Ivsi, così da mettere in luce le buone pratiche e l’impegno delle aziende verso un nuovo modello di impresa basato sull’Agenda 2030.
Nel dettaglio, al centro del programma ci sono 5 goals, 48 best practices e 35 impegni concreti verso un nuovo modello di impresa: il primo “Programma sostenibilità” di Assica non è una semplice dichiarazione di intenti, bensì una pragmatica assunzione di responsabilità, con cui il settore della salumeria italiana ratifica un cambio di passo in atto da tempo. L’associazione ha raccolto tutte le attività e i progetti realizzati dalle aziende del settore e dalla stessa Assica in direzione dello sviluppo sostenibile. Fra i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu (SDGs), ne sono stati selezionati cinque, su cui i produttori di salumi possono offrire un contributo e sui quali concentrare gli sforzi. Si tratta dei Goal 7, 8, 9, 12 e 13, rispettivamente: Energia pulita e accessibile; Lavoro dignitoso e crescita economica; Imprese, innovazione e infrastrutture; Consumo e produzione responsabili; Lotta contro il cambiamento climatico.
Le buone pratiche
Dall’analisi 2021 è emerso che le aziende del settore sono maggiormente attive sul Goal numero 8, ovvero lavoro dignitoso e crescita economica (34%), subito seguito dal Goal 12 (26,4%) e dal 9 (24,2%). Ogni singolo aspetto della sostenibilità, all’interno del lavoro, è affrontato descrivendo: cosa ha fatto l’associazione con e per le aziende del settore in quell’ambito; le “best practices” più significative messe in campo dalle imprese del comparto; quali impegni concreti Assica si assume per promuovere lo sviluppo sostenibile.
In tema di sostenibilità ambientale, le principali best practices riguardano il monitoraggio delle emissioni negli stabilimenti a tutti i livelli, da generatori a biogas interni con raccolta di scarti e sottoprodotti derivanti dalla macellazione e dall’azienda agricola, ai contratti di energia 100% rinnovabile. In tema di sostenibilità economica, il processo di miglioramento dei valori nutrizionali dei prodotti in commercio ha riguardato tutti i principali salumi italiani, così come è generale l’investimento in ricerca per soluzioni innovative che riducano l’utilizzo della plastica e contengano l’impatto ambientale del packaging a fine vita, trasformandolo da rifiuto a risorsa utile per la tutela dell’ambiente. Sul versante sociale le buone pratiche più significative riguardano il benessere e la formazione dei lavoratori e la collaborazione con realtà no profit territoriali, mentre l’impegno di Assica si evidenzia soprattutto nella formazione, in collaborazione con l’Ivsi. Ampio spazio anche al tema del benessere animale.
“Il settore verso un cambio di paradigma”
A rimarcare l’intento dell’opera è il presidente Ivsi, Francesco Pizzagalli: “Grazie alla formazione continua e allo sviluppo di iniziative in grado di stimolare la crescita della consapevolezza e dell’efficacia delle azioni intraprese dalle aziende associate in favore della sostenibilità, Assica – con il supporto di Ivsi – ha già iniziato a sostenere il settore verso il cambio di paradigma che la sostenibilità ambientale, economica e sociale determinano con chiarezza. Oggi l’associazione e le aziende del settore credono fortemente nello sviluppo sostenibile come imperativo del nuovo modo di fare impresa, tanto quanto sono convinti che il settore di carni e salumi possa giocare un ruolo tangibile nel raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Questo lavoro lo afferma con chiarezza”.
La sostenibilità, dunque, non è un elemento accessorio o di marketing, ma una conditio sine qua non per rimanere competitivi sul mercato e generare valore. Un percorso che, presto o tardi, dovrà intraprendere tutto il settore agroalimentare.
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