GLI ATTACCHI ALLA CANDIDATA PREMIER IN SCOZIA: “KATE FORBES È CRISTIANA”

La Scozia è politicamente in subbuglio dopo le dimissioni a sorpresa a metà febbraio della Premier Nicola Sturgeon, storica leader del Partito Nazionale Scozzese (Snp) ma a tener banco in vista della sua successione sono gli attacchi sempre più continui da stampa, opposizione e compagni di partito contro la candidata Kate Forbes. Ministro delle Finanze, membro della Chiesa Libera di Scozia, è una dei tre nomi pronte ad essere votate dal Snp per succedere a Sturgeon alla guida del Paese fino alle prossime Elezioni: contro Forbes nella terna che verrà votata da qui fino al prossimo 27 marzo, vi sono anche il segretario scozzese alla Sanità, il musulmano Humza Yousaf, e l’ex ministro per la Sicurezza delle comunità Ash Regan.



Ma i riflettori sono tutti puntati su Forbes non solo perché avanti nei sondaggi ma in quanto la 32enne è vittima di costanti attacchi su social, sui media e tra diversi membri del Parlamento per via delle sue credenze religiose: contraria alle nozze LGBTQ+, non favorevole all’aborto e all’eutanasia e convinta che non vi possano introdurre privilegio verso le persone trans a scapito dei diritti di bambine, donne e ragazze. Posizioni politiche, credete personali, legittime laddove Kate Forbes può essere votata/non votata proprio in forza di questo suo posizionamento: ma il problema nella cultura-politica britannica (e purtroppo non solo, ndr) è che proprio per queste sue idee che la candidata la si vorrebbe “squalificare”, ritenuta non adatta al ruolo. «Kate Forbes, che puntava a succedere a Nicola Sturgeon come leader del partito nazionale scozzese, ha ammesso che avrebbe votato contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso se fosse stata membro del Parlamento scozzese nel 2014. Ne è seguito un clamore pubblico», così ha scritto il Financial Times riportando come la giovane candidata Premier sia stata attaccata anche dalla National Secular Society, in quanto viene messo in dubbio che «le sue opinioni religiose siano compatibili con l’essere leader di partito e nazione».



FORBES CONTRO NOZZE GAY E ABORTO: IL LAICISMO LA VUOLE “ESCLUDERE”

Sullo “Spectator” vengono prese le difese della politica protestante Forbes, in quanto vittima della «nuova intolleranza culturale e politica in Scozia». Di questa cultura pressante contro alcune credenze religiose – in special modo quelle cristiane, che siano cattoliche o protestanti poco cambia in questo frangente – il tema è proprio impedire che convinzioni religiose possano aver posto nella pubblica piazza. Come spiega bene il FT, già nel lontano 2006 Rowan Williams, allora arcivescovo di Canterbury, a Roma tenne una conferenza in cui intravedeva le due possibili modalità di laicità nella politica: «il laicismo e secolarismo programmatico, guidato dall’ansia che qualsiasi sistema religioso o ideologico che richieda un’udienza nella sfera pubblica miri a prendere il controllo della sfera politica»; e il laicismo procedurale, che invece consente alle profonde convinzioni religiose di essere «udite pubblicamente nel dibattito in quanto formanti le ‘basi morali’ delle scelte che i cittadini, e in effetti i loro politici, fanno quotidianamente».



Ecco, nel caso Forbes la politica in Scozia sembra seguire nettamente il primo tipo di laicismo con le convinzioni della candidata cristiana che vorrebbero essere fonte di “esclusione” dalla partita elettorale della stessa: e dire che anche Ash Regan si è dimessa da Ministro lo scorso 27 ottobre per non dover votare la Gender Recognition Reform Bill (legge sull’autoidentificazione del genere sessuale) in quanto «incompatibile stare in un Governo che decide di mettere in pericolo le donne e i loro diritti». Oppure anche il terzo candidato, l’islamico Yousaf, si è sempre detto un forte «sostenitore del matrimonio egualitario, orgoglioso di esser musulmano». In questi due casi però la posizione personale e di “credenze” non rappresentano un problema per l’opinione pubblica come invece avviene con Forbes? Il motivo è semplice: il cristianesimo viene considerato sempre più nella cultura “woke” britannica e americana come qualcosa di “limitante” le libertà e i diritti: per cui o rimane entro la sfera privata come avviene per migliaia di politici in ogni parte dell’Occidente, oppure se tali convinzioni vengono espresse ecco che diventano causa di potenziale “esclusione” dalla vita pubblica. Una laicità che si tramuta all’istante in laicismo totalitario.