La situazione nella foresta Amazzonica appare sempre più drammatica in merito agli incendi che divampano ad un ritmo doppio rispetto allo scorso anno. Si parla di un aumento dell’83% rispetto al 2018 e a preoccupare è soprattutto la natura dolosa degli stessi roghi causati principalmente da allevatori che vogliono avere più terra per i propri pascoli. La deforestazione, dall’elezione di Bolsonaro ha raggiunto ritmi impressionanti, con una crescita a luglio del 278% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Attualmente si parla di un totale di mille chilometri quadrati e questa emergenza ha spinto Germania e Norvegia a congelare i finanziamenti al Fondo Amazzonia. I due Paesi negli ultimi dieci anni hanno sostenuto progetti indirizzati alla promozione della conservazione e uso sostenibile della grande foresta. I numeri allarmanti diffusi dall’Inpe parlano chiaro e, come riporta Giornale di Brescia, la reazione di Bonsonaro non si è fatta attendere, rimuovendo il direttore dell’istituto Ricardo Galvao ed accusandolo di diffondere cifre false per “fare il gioco delle Ong”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“IN FUMO AREA COME GERMANIA”

Tra il 2000 e il 2017 nella Foresta Amazzonica, per colpa degli incendi continui e impressionanti, si è persa un’area equivalente alla grandezza della Germania: il dato record in negativo viene aggiunto sempre dall’Istituto di ricerche ambientali dell’Amazzonia dopo il già terribile dato in merito ai troppi incendi scoppiati solo in questo ultimo anno 2019. L’impressionante risultato delle analisi approfondite è più del doppio rispetto a quello di 180mila Km quadrati fornito, per lo stesso periodo, dall’Inpe (ovvero il programma brasiliano di monitoraggio satellitare). In molti accusano in queste settimane la gestione “soft” del Presidente Bolsonaro ma questi dati confermano come il problema sia ben più “antico” e ben più radicato della semplice gestione politica del momento. Secondo la direttrice dell’Istituto Ipam, nella grande foresta Amazzonica «praticamente non esistono nella grande foresta incendi che divampano per cause naturali ed è quindi evidente la natura dolosa degli incendi». (agg. di Niccolò Magnani)



IL DRAMMA DEI ROGHI

E’ allarme incendi in Brasile, nella foresta amazzonica. Dal gennaio 2019 al mese di agosto, si sono registrati ben 73mila roghi, l’80% in più rispetto all’intero anno 2018, quando i roghi furono “solo” 40mila. A denunciarlo, come sottolineato dai colleghi di Sky Tg24, è stato l’Inpe, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile, che aggiunge come il numero registrato sia il più alto dal 2013, e giunge dopo due anni in cui il fenomeno era in netta diminuzione. L’Inpe aveva puntato il dito pochi giorni fa nei confronti della presidenza Bolsonaro, sottolineando come la deforestazione della foresta amazzonica aveva subito una netta accelerazione con l’insediamento del nuovo capo di stato. Quest’ultimo aveva reagito in malo modo, bollando i dati diffusi dall’istituto come fake news, e licenziando in tronco il numero uno dello stesso Inpe.



FORESTA AMAZZONICA: RECORD DI INCENDI NEL 2019

Gli ambientalisti hanno accusato il presidente di incoraggiare il disboscamento da parte di agricoltori e taglialegna ma lo stesso Bolsonaro ha rimandato al mittente ogni accusa. Resta comunque il fatto che fra l’agosto del 2017 e il luglio del 2018 sono spariti 4.500 chilometri quadrati di Amazzonia, con l’aggiunta di altri 6.800 dall’agosto dell’anno scorso a quello attuale. A provocare quest’immane tragedia per la natura, la mancanza di controlli e soprattutto le punizioni poco efficaci, che inducono persone senza scrupolo ad abbattere ettari di foreste (ricordiamo che l’Amazzonia è considerata il “polmone” del mondo), con tutto ciò che ne consegue. Un abitudine che per ora non sembra trovare la parola fine e che rischia di distruggere completamente con eccessiva leggerezza una delle parti più belle ma nel contempo più utili del nostro paese.