Come noto, o almeno dovrebbe esserlo o, perlomeno, sembra esserlo seguendo il dibattitto politico di queste settimane, i diversi progetti di investimento del Pnrr sono suddivisi in 16 componenti, raggruppati a loro volta in 6 missioni.

In questo quadro, la quinta missione è quella più specificatamente dedicata a evitare che dalla crisi in corso emergano, ahimè, nuove diseguaglianze e ad affrontare i profondi divari già in essere prima della pandemia, per proteggere il tessuto sociale del nostro Paese e mantenerlo coeso.



L’obiettivo principale di questa missione è quello di facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive del lavoro e favorire così l’inclusione sociale.

Sono, quindi, previsti importanti investimenti in attività di formazione e riqualificazione dei lavoratori. Si prevede, in questa prospettiva, l’introduzione di una riforma (l’ennesima?) “organica e integrata” in materia di politiche attive e formazione, nonché con riferimento a misure specifiche per favorire l’occupazione giovanile, auspicabilmente di qualità.



In particolare, l’intervento denominato “1.4 Sistema duale” è finalizzato al tante volte promesso/promosso rafforzamento delle modalità di apprendimento basate sull’alternarsi di momenti formativi “in aula” (presso un’istituzione formativa) e momenti di formazione pratica in “contesti lavorativi” (presso un’azienda/impresa), favorendo così politiche più efficaci di transizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro, con lo scopo di rendere i sistemi di istruzione e formazione più in linea con i fabbisogni dei diversi mercati del lavoro, favorendo l’acquisizione di nuove competenze da parte di giovani e, in via sperimentale, da parte di adulti senza titolo di istruzione secondaria.



In questo quadro con un decreto direttoriale, registrato nei giorni scorsi, sono state assegnate (per una prima quota pari al 20%) le risorse alle Regioni e alle Province autonome, per l’annualità 2021.

Il Pnrr, insomma, sebbene a piccoli passi, “vive e lotta insieme a noi”, nonostante si sia all’interno di una strana campagna elettorale sotto l’ombrellone e “di guerra” allo stesso tempo.

Quale che sia l’esito del voto del 25 settembre si deve sperare che si eviti, anche con il Pnrr e i suoi investimenti, la logica della “rottamazione” e del “nuovismo” a tutti i costi che ha caratterizzato in passato il nostro paese. Altra cosa è prevedere accorgimenti e modifiche qualora la concreta implementazione delle misure lo necessiterà.

La sfida, ad esempio, di un nuovo modello di apprendimento “duale” che sappia mettere insieme teoria e pratica merita, nel nostro paese, almeno un’ulteriore chance.

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