L’aula non scomparirà, ma dovrà evolvere e ritrovare un suo specifico ruolo all’interno dei molteplici formati presenti nell’infosfera dell’apprendimento, che abbiamo visto esplodere a livello di massa in questi mesi, ma che erano già presenti nelle organizzazioni più evolute. L’aula tradizionale di formazione aziendale, per mantenere un suo ruolo e raggiungere elevati standard di qualità, dovrà ripensarsi, guardarsi intorno, integrarsi e contaminarsi. Una molteplicità di fattori spinge verso questo cambiamento, alcuni legati a nuovi scenari organizzativi, altri introdotti dall’ondata tecnologica e dall’affermarsi di nuovi linguaggi che rendono obsolete le aule tradizionali. Vediamo allora alcune delle variabili che influenzano l’evoluzione dell’aula tradizionale verso nuove forme più brevi, esperienziali, coinvolgenti.
Il fattore tempo e il fattore costi rappresentano due risorse sempre più strategiche per le organizzazioni. Questo ha fatto sì che, in molte realtà, il processo di trasformazione sia già iniziato con una riduzione quantitativa ormai radicale. Assentarsi dal lavoro per più di uno, due giorni, infatti, è diventato problematico, in particolare per le imprese dislocate in più unità sul territorio nazionale o con una presenza multinazionale. I classici corsi d’aula di tre giorni, integrandosi con altre modalità di formazione, possono essere concentrati in un’unica giornata, meno tempo ma più qualità, non più lezioni noiose ma centralità delle esperienze.
L’aula si trasforma poi, di volta in volta, in palestra per allenare sulle competenze critiche, in convention per grandi numeri che utilizzano i linguaggi dello spettacolo per presentare contenuti forti in modo innovativo, in laboratorio teatrale o in laboratorio progettuale. Si sta integrando con l’e-learning, l’auto-apprendimento, il coaching. Nelle aziende se ne farà di meno, ma sarà trattata come bene prezioso e luoghi speciali ospiteranno le nuove aule: castelli e abbazie, librerie storiche e musei, agriturismi, centri benessere, borghi medioevali.
I tradizionali modelli d’aula sono ancora prevalentemente basati sulla docenza classica, intendendo con questa una docenza ancorata al modello scolastico, del professore e degli allievi, del detentore del sapere e di chi ascolta e prende appunti. Con l’avvento del digitale, tuttavia, l’aula finalizzata alla pura erogazione di informazioni non ha senso perché questa funzione è assolta meglio in modalità digitale, dove l’informazione può essere codificata, strutturata, formalizzata con efficacia. Nella formazione degli adulti questa modalità, ancora molto diffusa per la naturale inerzia al cambiamento, è ormai palesemente inefficace. La ricerca di metodi attivi per accentuare la dimensione esperienziale in aula, tuttavia, è presente in tutte le principali organizzazioni. Grazie a simulazioni e simulatori, role play, giochi didattici, project work le aule evolvono sempre più in palestre formative e laboratori progettuali. La dimensione del cooperative learning e del peer to peer learning sarà sempre più diffusa e il docente tradizionale sarà sempre più un esperto di metodo di apprendimento ed evolverà verso quella che viene identificata come una figura sempre più centrale nel futuro dell’apprendimento, il learning coach.
L’aula si riposiziona allora nello spazio privilegiato del faccia a faccia tra docenti e colleghi, che è quello dell’affrontare insieme problemi, sviluppare progetti, esercitarsi. Diventa più calda e più utile, perché centrata su bisogni formativi sentiti dalle persone. Si rigenera e innova nell’ibridazione in corso con il digitale ed è già diventato normale utilizzare in aula filmati, micro-learning object e connessioni a informazioni ed esperienze presenti nelle reti virtuali, interne ed esterne. In questa ottica possiamo allora immaginarci una nuova importanza di queste modalità di fare aula in presenza, non più luogo unico ed esclusivo per l’apprendimento delle persone, ma tappa importante di ogni processo di apprendimento della formazione aziendale.
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