“In un mercato che si sta sempre più orientando verso il concetto di industria 5.0, emerge con forza il ruolo delle università digitali quali vettori di innovazione e inclusività: la didattica digitale è uno strumento imprescindibile per la diffusione capillare del sapere – in tutti i territori d’Italia. La formazione universitaria digitale consente inoltre di conciliare pienamente il lavoro con lo studio, in un’ottica di upskilling, reskilling e lifelong learning”.



È quanto ha dichiarato Fabio Vaccarono, CEO di Multiversity, il primo Gruppo di Education in Italia e il secondo in Europa,Forum in Masseria di Bruno Vespa apertosi oggi nella suggestiva cornice delle Terme di Saturnia in occasione del dibattito: “Semplificazione normativa e intelligenza artificiale per una governance efficace e un’industria competitiva in Italia e in Europa”, al quale ha partecipato, tra gli altri, Maria Elisabetta Alberta Casellati, Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa.



“Per colmare il gap formativo italiano – ha aggiunto Vaccarono – è fondamentale cogliere l’opportunità della rivoluzione digitale, un cambiamento epocale che ci vede sempre connessi e in grado di interagire costantemente con 6 miliardi di persone in rete e con oltre 40 miliardi di device. Al momento, in Italia, ci sono 18 milioni di diplomati che non si sono mai iscritti all’università. Molti vivono in provincia, dove l’accesso a strutture educative tradizionali e fisiche, spesso da fuorisede, risulta complesso. Accelerare la digitalizzazione della formazione universitaria – ha sottolineato – significa dare l’opportunità di accedere a studi superiori a fasce molto ampie di popolazione attiva, che altrimenti non ne avrebbero la possibilità, come comprovano statistiche che vedono il nostro Paese fanalino di coda in Unione Europea per numero di laureati.



“Questi numeri, drammaticamente bassi rispetto agli altri Paesi – ha concluso il CEO di Multiversity – ci penalizzano in termini di crescita economica e di inclusione sociale. Secondo l’ultimo report del FMI, si stima che con l’arrivo dell’AI siano a rischio in Europa circa 20 milioni di posizioni lavorative a medio-alta complessità. È davvero arrivato il momento di puntare con convinzione sull’integrazione della tecnologia digitale nella didattica, oltre che sul rafforzamento di relazioni virtuose tra tutte le università e le imprese, per realizzare una vera e propria ‘Talent Strategy’ a supporto del mondo del lavoro”.