CRISI SANITÀ, LE TRE RICETTE DI ROBERTO FORMIGONI
Nei giorni in cui il nome di Roberto Formigoni torna a circolare come possibile nome a sorpresa in vista dei candidati per le prossime Elezioni Europee 2024, l’ex Presidente di Regione Lombardia nella sua rubrica “La frustata” su Libero Quotidiano si concentra su uno dei temi chiave anche della Manovra di Bilancio, ovvero la Sanità. Sono in tutto 3 le “ricette” avanzate da Formigoni che in termini di sanità ha costruito gran parte del valore del sistema regionale lombardo (e sulla quale è stato anche grandemente contestato, non solo nelle sedi giudiziarie, ma per la collaborazione dei privati nella salute pubblica).
Richiamo dei medici in pensione (con pagamento), allargare la medicina sul territorio e aiuti alla prevenzione per i cittadini: tre consigli, tre “ricette” per poter migliorare lo stato della sanità in Italia dopo la crisi in corso ormai da troppi anni: «Un primo suggerimento è fare in modo che i medici (ma anche gli infermieri e i tecnici) che vanno in pensione possano lavorare ancora nel sistema pubblico, pagati e non gratuitamente come impone oggi la legge nazionale», scrive l’ex senatore di Forza Italia. Puntare sul pagamento dei medici e sanitari in pensione rientrati in turno risolverebbe, secondo Formigoni, in buona parte il problema sul breve-medio periodo della carenza di personale: «un problema che è noto da almeno 10 anni ma tutti i governi non hanno mai posto attenzione», addirittura «conservando il numero chiuso nelle facoltà di medicina». Secondo l’ex Presidente, più medici nel sistema pubblico vuol dire «più possibilità di cure per i bisognosi di cure, e meno liste di attesa».
SANITÀ E PREVENZIONE, IL CONSIGLIO DELL’EX PRESIDENTE FORMIGONI
La seconda “ricetta” di Roberto Formigoni è forse quella più ambiziosa e punta ad allargare sempre più le maglie di una medicina sul territorio, vero elemento di fragilità del servizio sanitario nazionale e regionale: secondo l’ex Celeste, occorre permettere ai medici regolarmente in servizio negli ospedali di poter svolgere le loro mansioni sul territorio, «In questo modo si potrebbe finalmente ridare vigore alla sanità territoriale, che è altrettanto importante di quella ospedaliera». Formigoni ricorda come proprio in Regione Lombardia una legge varata dalla giunta Maroni nel 2015 ha di fatto indebolito la sanità territoriale: serve invece rilanciare il settore, con più medici sul territorio, «medici di famiglia che conoscono personalmente gli abitanti di quella zona e godono della loro fiducia».
In questo modo, spiega ancora l’ex Governatore lombardo su “Libero”, si potrebbe evitare l’intasamento nei Pronto Soccorso in quanto già i medici sul territorio potrebbero intervenire in quei tanti casi di patologie minori per le quali la maggior presenza dei medici di famiglia potrebbe evitare le inutili corse in ospedale. Sarà poi il medico personale ad accompagnare il malato nel percorso verso lo specialista, se necessario: «questo contribuisce ad accorciare le liste d’attesa, e permette al malato di sentirsi affidato a una persona di fiducia». Terzo e ultimo suggerimento avanzato da Formigoni riguarda il tema complesso della prevenzione: «Le regioni devono certamente fare di più, ma noi cittadini sani dobbiamo smetterla di considerarci inattaccabili da qualunque malattia». Screening, campagne di prevenzione, indicazioni dalla sanità pubblica: «un male individuato per tempo è certamente curabile più facilmente e con esito positivo». Un’ultima “tirata d’orecchie” viene data invece agli specialisti e ai medici: secondo Formigoni, sul tema annoso delle liste d’attesa infinite, occorrono più fondi ma sopratutto maggiori responsabilità, «quando ci sono problemi di salute gravi, la visita va garantita subito! Se invece si tratta di una visita di controllo o non urgente può essere differita senza gridare allo scandalo».