Secondo l’ex Presidente del Senato Pietro Grasso (oggi senatore in LeU), la decisione della Commissione Contenziosa di Palazzo Madama che ha restituito il vitalizio a Roberto Formigoni è «un vulnus al principio della separazione dei poteri». In un’intervista al Fatto Quotidiano l’ex magistrato siciliano ribatte alla decisione del Senato – giudicata costituzionale e non politica dai membri stessi della Commissione – appellandosi alla Consulta per un «conflitto di attribuzione visto l’invasione di campo di un organo giurisdizionale» della Commissione Contenziosa.



Va ricordato che l’assegno a Formigoni gli fu tolto proprio da una delibera varata dagli allora Presidenti del Parlamento – Laura Boldrini (Camera) e Pietro Grasso (Senato) – nel 2015 contro i vitalizi per «senatori condannati a pene superiori ai 2 anni». Ebbene oggi, dopo il ritorno al grado costituzionale della pensione per l’ex Governatore lombardo, il Movimento 5 Stelle torna all’attacco e fa proprie le tesi avanzate da Grasso: «Sull’inaccettabile restituzione del vitalizio a Roberto Formigoni, decisa dalla commissione Contenziosa di Palazzo Madama, il Movimento 5 Stelle andrà fino in fondo. Non eravamo presenti, è stata una scelta presa da Lega e Forza Italia». Va aggiunto che proprio una legge voluta dal M5s – il Reddito di Cittadinanza – ha di fatto permesso di “superare” la delibera Grasso-Boldrini in quanto ha stabilito (legge 26/2019 art. 18 bis) che la sospensione dei trattamenti previdenziali è prevista «solo ai condannati per i casi di mafia, terrorismo o evasione».



LA POSIZIONE DI FORMIGONI E GLI ATTACCHI DEL M5S

All’interno della Commissione Contenziosa infatti si trovano il forzista Giacomo Caliendo (Presidente) e i senatori della Lega Alessandra Riccardi (ex M5s poi passata al Carroccio) e Simone Pillon, più due tecnici (l’avvocato Alessandro Mattoni e l’ex magistrato Cesare Martellino). Secondo i grillini la decisione è stata dunque del tutto politica e così tornano ad attaccare in un post su Facebook: «Roberto Formigoni peraltro tra i maggiori responsabili del disastro della sanità lombarda, con una condanna definitiva per corruzione nel processo per il crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele, non ha diritto al vitalizio». Viene considerata dal M5s «una questione etica», concludono i 5Stelle, «una questione giusta e a chi sostiene che i parlamentari che commettono dei reati sono uguali a tutti i cittadini e hanno diritto a prendere il vitalizio rispondiamo che non è così. Non si può paragonare chi lavora tutta la vita e prende una pensione magari di mille euro a chi invece ne prenderebbe quasi 5mila dopo aver commesso un reato così grave proprio contro i cittadini che doveva invece servire da politico».



A La Stampa pochi giorni fa, dopo le prime invettive del M5s, già era arrivata la risposta del diretto interessato della vicenda con queste parole «Non ho nulla da rispondere ai 5 Stelle e ai loro lacchè. Ho visto un diritto calpestato, ho fatto ricorso e mi è stata data ragione all’unanimità. Dovrebbero essere 2.460 europrecisa FormigoniÈ una pensione, non un vitalizio. Sono soldi miei accantonati con i contributi per due nomine al Parlamento Europeo, tre volte alla Camera e altrettanto al Senato. Lo Stato non spende un euro. A quella cifra si arriva dopo i tagli degli ultimi anni». La posizione invece della Commissione Contenziosa è stata chiarita dal presidente Caliendo il giorno della sentenza emessa sul rientro del vitalizio, «La decisione, che tiene conto di sentenze della Corte costituzionale e delle leggi che si sono susseguite dal 1966 fino al 2019 sul diritto alla pensione che non può essere sospeso se non in caso di evasione o latitanza, è una interpretazione basata sulle norme vigenti e si applica erga omnes, non riguarda il caso singolo».