IL MONITO DI ROBERTO FORMIGONI SULLA CRISI DELLA NATALITÀ

Già lo scorso gennaio l’ex Governatore di Regione Lombardia Roberto Formigoni aveva sentenziato sulla sempre più frequente crisi della natalità in Italia, avvertendo sul fatto che l’Italia se dovesse continuare a non fare figli «non avrà più un futuro». Nella sua rubrica su “Libero Quotidiano” è ancora l’ex senatore a ribadire dopo i conti della Nadef 2023-2024 e alle porte della Manovra come il tema del crollo nascite deve rimanere pietra angolare di tutte le prossime finanziarie a venire.



«Negli ultimi dieci anni abbiamo perso in Italia un milione e 700mila abitanti. Il problema viene da lontano: nel 1964 nascevano nel nostro paese un milione e 35mila bambini, negli anni Novanta eravamo scesi a 500/550mila nati per poi passare, dopo una modesta ripresa agli inizi del nuovo secolo, a un vero crollo, continuo e intenso, in questi anni»: ad oggi infatti il record negativo è stato segnato nel 2022 con 393mila nati, con l’avvio del 2023 che vede numeri ancora più “aridi”. Secondo i dati riletti da Formigoni, l’Italia è al sestultimo posto al mondo per frequenza di nati ogni mille abitanti: e teniamo conto che la graduatoria vede ben 218 paesi che fanno meglio di noi in termini di natalità.



“NON È SOLO QUESTIONE DI SOLDI MA DI VALORI”: L’ANALISI DELL’EX GOVERNATORE LOMBARDIA

Tutte le conseguenze sono ben chiare e purtroppo rese evidenti da tempo: «saremo sempre più un paese di anziani e vecchi, senza più la spinta, la creatività, la capacità di innovazione che è tipica dei giovani. Non solo, ma questi pochi giovani e giovani-adulti dovranno col loro lavoro garantire il mantenimento di un numero crescente di pensionati». Dalla diminuzione inevitabili dei contributi per le pensioni alla mancanza di concreta qualità della vita per i giovani, questi sono solo alcuni degli effetti dannosi previsti se non si interrompere subito questo “trend”. Sempre a “Libero” però Formigoni riflette sul fatto che le cause dell’inverno demografico non vanno ricercate solo in una mera questione economica: spesso si pensa infatti che il crollo della natalità derivi dalla carenza di strutture che aiutino i genitori a sostenere le spese per i figli, dagli asili nido a detassazioni per le famiglie.



Tutto ciò è vero ma non basta secondo Roberto Formigoni: «è ora di far luce su altri motivi di carattere culturale e morale che sono altrettanto importanti. Azzardo un confronto storico, che credo meriti una profonda riflessione autocritica, pur con tutti i necessari distinguo». Nel primo trimestre del 1943 infatti in Italia nacquero – a Seconda guerra mondiale cominciata e in piena dittatura del fascismo – 243.191 bambini, nel 1º trimestre del 2023 ne sono nati solo 91.423. Occorre dunque riflettere su come non si possa sempre considerare il fattore economico o di “sicurezza” come unico criterio: «Qui entrano in gioco le motivazioni culturali: domina oggi una visione della vita in cui l’essere genitori è presente ma non prioritario». Anzi, Formigoni è ancora più crudo e netto chiosando la sua “frustata”: «per molti giovani non ha più senso pensarsi come genitori nel presente o nel futuro della loro vita. Sono altri i valori (?), le prospettive che attraggono. Proseguiamo così?».