ROBERTO FORMIGONI TORNA IN POLITICA? “MA NON PER VENDETTA”

Reduce dal Meeting di Rimini, che ha contribuito a lanciare, Roberto Formigoni apre al suo ritorno in politica. «Se Dio vorrà, e le circostanze lo diranno, non escludo di tornare in campo con una candidatura. Ma non voglio neanche programmarlo». L’ex governatore della Regione Lombardia ne parla a La Verità, in un’intervista in cui si parla anche della sua condanna a 5 anni e 10 mesi per corruzione, di cui 5 mesi scontati in carcere. «Sono ancora incavolato come una iena». Ma non ha mai smesso di studiare, anzi ha creato una scuola politica a Milano, perché la politica non è improvvisazione, a dispetto di ciò che vede attualmente, in cui prevale l’interesse personale.



Il suo ritorno è un’idea che è stata presa seriamente in considerazione, visto che ci sono state proposte in occasione delle elezioni europee, che però Formigoni ha rifiutato perché ritiene di aver bisogno di tempo, anche se ritiene ci siano tanti elettori pronti a votarlo. «La mia ingiusta detenzione è un fatto ancora troppo recente. Non voglio che un mio eventuale ritorno in politica suoni alle orecchie di qualcuno come una vendetta».



Per quanto riguarda il partito a cui si sente più vicino, fa il nome di Forza Italia, ma comunque ha un giudizio positivo sulla premier Giorgia Meloni, che ritiene vicina ai suoi valori. Ecco, se dovesse darle un consiglio, ritiene che dovrebbe “purificare” Fratelli d’Italia, un partito che ha bisogno di «eliminare le scorie al suo interno» per evitare di prestare il fianco alle critiche della sinistra e riuscire a ottenere un successo maggiore.

“COMMISSIONE UE ED ELEZIONI EUROPEE, ELETTORI TRADITI”

Il fatto che si senta vicino a Forza Italia non vuol dire che Roberto Formigoni non abbia delle perplessità, come nel caso delle trattative in Europa, dove i forzisti potevano fare meglio, soprattutto alla luce della vittoria del centrodestra alle europee. Quindi, si aspettava maggiore decisione per favorire l’ingresso di Fratelli d’Italia nella maggioranza di Ursula von der Leyen.



L’errore commesso dal centrodestra è non aver difeso il «diritto» della presidente del Consiglio di esprimere un vicepresidente della Commissione Ue e un commissario rilevante. «Suona come un tradimento degli elettori» la formazione di un governo europeo che rispecchia il precedente, nonostante l’evidente spostamento a destra degli elettori, spiega l’ex governatore lombardo.

“AUTONOMIA? QUANDO BERLUSCONI MI DISSE…”

Un tema caro a Roberto Formigoni è quello dell’autonomia, visto che è stato il primo a chiederla. A tal proposito, ricorda che la sinistra nel 2011 la introdusse in Costituzione, motivo per il quale si dice stupito dell’attuale contrarietà. Nell’intervista a La Verità, comunque, smentisce che renda maggiore l’esborso statale, in quanto i fondi trasmessi alle Regioni riguardano la gestione delle materie di cui dovranno occuparsi, poi le Regioni dovranno dimostrare di saper usare quei soldi.

Quindi, le critiche del sindaco di Milano Beppe Sala sono «propaganda» per l’ex governatore lombardo, il quale riconosce però che ci sia stata una frenata anche da parte di ministri della Lega: a tal proposito fa i nomi di Bossi, Castelli, Calderoli e Maroni e rivela un retroscena su Silvio Berlusconi che, in occasione di una riunione ad Arcore, gli disse che i ministri leghisti si erano messi di traverso perché non volevano che il federalismo venisse inaugurato da un ministro non leghista.

“SINISTRA STRUMENTALIZZA LE PAROLE DEL PAPA”

Sulla riforma sono intervenuti recentemente i vescovi, che però per Formigoni «sbagliano» con la loro presa di posizione «ideologica» che li fa sembrare «subalterni alla sinistra». Da cattolico di centrodestra che ha seguito i valori della dottrina sociale cristiana, ritiene che la Chiesa debba intervenire nella politica quando quei valori sono a rischio, ma non è questa la circostanza. Stesso principio per quanto riguarda la gestione dei migranti: per Formigoni il Papa giustamente predica il diritto alla vita, ma il problema va affrontato.

Di sicuro sbaglia la sinistra a strumentalizzare le sue parole, «solo quando le fa comodo», infatti suggerisce di appellarsi a Bergoglio su altri temi, come aborto, maternità surrogata e omosessualità. Quando però il pontefice ne parla, «stranamente cala il silenzio» nella sinistra, che appare confusa agli occhi di Formigoni, secondo cui la segretaria del Pd Elly Schlein non capisce che i temi arcobaleno e la cultura woke non interessano agli italiani. «La maggior parte degli elettori è ancora convinta che la famiglia sia composta da un papà e da una mamma».

“IL CASO TOTI UGUALE AL MIO”

Tornando alla sua vicenda personale, Formigoni ritiene che sia stato vittima di una «ingiustizia colossale», perché fu condannato «senza colpe e senza prove». Una vicenda simile è quella che vede coinvolto Toti, governatore della Liguria: non vede colpe in ciò che ha fatto, ma non ritiene casuale che vengano colpiti in particolare i politici di centrodestra.

Qualcosa a livello di giustizia deve cambiare: da questo punto di vista è fiducioso riguardo il lavoro che può fare il ministro Nordio, la cui riforma è «sacrosanta» per Formigoni, secondo cui la separazione delle carriere va fatta subito.