L’economista e politica Elsa Fornero ha pubblicato sulle pagine della Stampa una riflessione sulle donne lavoratrici, per smentire quella visione comune secondo cui risolvendo il gap di genere si rischia di danneggiare l’economia. Differentemente, infatti, l’esempio di alcuni paesi, soprattutto quelli del Nord Europa, dimostra che una maggiore occupazione femminile aumenta, di riflesso, anche quella maschile, perché l’obiettivo deve sempre essere la piena occupazione, di ambo i sessi.



Sulle donne lavoratrici, ed in particolare sulla disuguaglianza di genere, Fornero ritiene che sia stata tradita la Costituzione, che sancisce “la pari dignità e l’eguaglianza davanti alla legge; l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi; l’uguale accesso alla scuola; gli stessi diritti a parità di lavoro e le stesse retribuzioni”, oltre che “la medesima capacità di accedere agli uffici pubblici”. Dettami, sottolinea Fornero, che non sono mai stati veramente rispettati perché, specialmente per le donne, “la società crea diseguaglianze mascherandole da valori condivisi e stereotipi fatti passati per tradizioni sociali”, al punto che “su questi pseudo-valori si sono modellate politiche paternalistiche tendenti a rimediare alle diseguaglianze” già create.



Fornero: “Donne lavoratrici fanno più figli”

L’esito di tutte queste politiche paternalistiche, sottolinea Fornero, è che si è contribuito “a determinare una sottovalutazione dell’autonomia economica delle donne e a creare una gerarchia nelle responsabilità famigliari e sociali, perpetuando il potere maschile. In cambio di sostegno, la donna è stata così indotta a rinunciare alla propria indipendenza“, sia in campo sentimentale, che economico, e di conseguenza anche formativo, professionali e patrimoniale.

Insensata, secondo Fornero, è la visione per cui “il lavoro delle donne sia lavoro sottratto agli uomini“, sia perché “non vi è alcuna ragione per cui il mondo del lavoro debba funzionare a ‘numero fisso'”, che per semplice dimostrazione empirica secondo cui “la dove il tasso di occupazione femminile è più alto, lo è anche quello degli uomini”. Similmente, sarebbe anche sbagliata l’idea che “le donne lavoratrici facciano meno figli” come, peraltro, dimostra lo stesso esempio italiano, dove non solo sono poche le donne che lavorano, ma anche i nuovi nati.



Tutto questo, però, ha creato un sistema difficile da cambiare, perché secondo Fornero, mentre “le giovani generazioni vogliono eguaglianza di opportunità e la valorizzazione delle loro capacità, del loro impegno, dei loro meriti”, le generazioni passate “sentono che queste opportunità sono state loro negate e ritengono eque le politiche ‘risarcitorie’“. Occorre, conclude, “buon senso e criteri di equità”, ma anche “la consapevolezza che l’autonomia delle donne non mina né la famiglia, né il lavoro degli uomini, ma solo il loro potere decisionale”.