Il presidente del Consiglio Mario Draghi, nell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina, ha asserito che “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario”. La maggiore preoccupazione, ha spiegato il premier, riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che l’Italia importa proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% rispetto a dieci anni fa. Le vicende di questi giorni dimostrano “l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni. Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future”.



Il Governo, dal canto suo, monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee: “Abbiamo riunito diverse volte il Comitato di emergenza gas, per regolamentare e analizzare i dati operativi e gli scenari possibili. Gli stoccaggi italiani beneficiano dell’aver avuto, a inizio inverno, una situazione migliore rispetto a quella di altri Paesi europei, anche grazie alla qualità delle nostre infrastrutture. Gli stoccaggi sono stati poi utilizzati a pieno ritmo e nel mese di febbraio hanno già raggiunto il livello che hanno generalmente a fine marzo. La fine dell’inverno e l’arrivo delle temperature più miti ci permettono di guardare con maggiore fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo intervenire per migliorare ulteriormente la nostra capacità di stoccaggio per i prossimi anni”.



MARIO DRAGHI: DALLA RIAPERTURA DELLE CENTRALI A CARBONE ALLE FORNITURE ALTERNATIVE

Nel prosieguo del suo intervento, Mario Draghi, oltre a sottolineare la possibile riapertura delle centrali a carbone, ha spiegato che l’Italia è impegnata inoltre a spingere l’Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture: “Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati. Le misure di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico”.



Per il futuro, la crisi obbliga l’Italia a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla politica energetica e a ridurre la vulnerabilità delle forniture: “Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti – ha detto Draghi –. Il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro”.