Come raccolto da Repubblica e da La Verità oggi in edicola, è durissimo lo sfogo della pm di Firenze Ornella Galeotti nell’ultima audizione alla commissione d’inchiesta su Forteto, la comunità-coop degli orrori a Mugello. La “storia” è semplice: il “profeta” Rodolfo Fiesoli, condannato lo scorso novembre a 14 anni di carcere, fondò nel 1975 la comunità toscana di accoglienza per bambini con disagio psichico e fisico.



Sulla scia delle polemiche sorte negli ultimi anni a Bibbiano, la coop-Forteto in realtà è stata per molto più tempo al centro di dinamiche poco trasparenti fino a che sono emersi veri e propri orrori da alcune testimonianze riportate nei tribunali degli ultimi decenni: minori vittime di abusi e violenze di ogni genere, portate avanti da Fiesoli e ma anche da altri membri del gruppo, con una severissima disciplina di separazione dei sessi. Il tutto mentre i legami affettivi e familiari erano osteggiati in ogni modo: ecco che in questo quadro, la pm fiorentina che ha indagato su Forteto racconta alla commissione d’inchiesta (finalmente cominciata a trent’anni dalle prime denunce, nel dicembre 2019), svela diversi retroscena sugli ostacoli e le pressioni che ha subito nell’imbattersi nella vasta inchiesta.



LO SFOGO DELLA PM DI FIRENZE “MI OSTACOLAVANO”

«In Toscana per 30 anni si è assistito a una sospensione di tutte le regole e le leggi», spiega la Galeotti in un passaggio della sua audizione su Forteto, riportato oggi da La Verità. Sempre la pm ricorda la prima estate in cui ha le carte processuali, «passata spesso a piangere nella mia stanza quando leggevo gli atti riguardanti questi bambini mandati al Forteto». Confessa la magistrata davanti ai parlamentari di essersi sentita sola: «Molti colleghi mi hanno tolto il saluto, sono diventata il soggetto deviante nell’ambiente fiorentino giudiziario». Non solo, per la Galeotti sono avvenute diversi fatti in quel processo su Forteto «mai viste durante il servizio prestato in Calabria dove questo genere di pressioni e di atteggiamenti non mi è mai capitato».



Il sistema delle cooperative rosse in Toscana vedeva come modello la comunità di Forteto e per anni non hanno fatto trasparire nulla o quasi di quanto invece avveniva al suo interno: «una coltre di consenso che non si riusciva a colpire, anche dopo la sentenza», confessa ancora la pm prima di aggiungere «complessivamente c’era la sensazione, e qualcuno me lo ha anche detto, che era tutta una sciocchezza, che io ero un’ingenua e che le presunte vittime erano dei calunniatori che avrebbero gettato la maschera». Al termine del processo però l’ideatore di Forteto, Fiesoli, è stato condannato a 14 anni e 10 mesi per abusi sessuali e maltrattamenti su minori.