Il castello degli orrori: così viene chiamato “Il Forteto”. A parlarne oggi a La Vita in Diretta una vittima: Sergio Pietracito a 18 anni è entrato nella cooperativa per lavorare all’interno dell’azienda agricola. «Tutti i giorni erano uguali. Si lavorava dalla mattina alla sera. C’era una netta separazione tra uomini e donne, non ci si poteva guardare. E i rapporti dovevano essere solo omosessuali». E i proventi del lavoro andavano alla cooperativa. C’è poi un aspetto molto delicato, quello degli affidi. Il Tribunale dei minori li affidava all’azienda agricola. E su questo c’è una commissione d’inchiesta parlamentare. «Al Forteto sono entrati molti minori, circa 86, e alcuni anche dopo la condanna a Rodolfo Fiesoli». Sul “profeta” dice con rammarico: «È libero grazie ad un cavillo in attesa della Cassazione». Sergio Pietracito, presidente dell’associazione Vittime di Forteto, parla anche di famiglie che vendevano i propri figli inventando reati. Le violenze non venivano risparmiate a nessuno: «Ribellarsi voleva dire scappare, come ho fatto io». (agg. di Silvana Palazzo)



FORTETO, VIOLENZE E ABUSI NELLA COMUNITÀ

Per circa un trentennio all’interno della cooperativa “Il Forteto” furono commessi abusi psicologici e sessuali nei confronti di minori e disabili. Quelle persone che il Tribunale dei minori aveva affidato alla comunità, associata ad un’azienda agricola, sono diventate vittime di un caso che oggi torna d’attualità. Una commissione parlamentare dovrà capire perché quella comunità sia stata accreditata come interlocutore istituzionale, nonostante provvedimenti giudiziari per abusi sessuali commessi al suo interno. «So che non renderemo mai l’infanzia alle vittime del Forteto, ma lo Stato chiede scusa, anche se dopo 40 anni, e farà tutto il possibile perché si faccia giustizia», aveva dichiarato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede annunciando la svolta in conferenza stampa. Lo stesso Guardasigilli ha affrontato personalmente la questione: appena entrato in parlamento presentò una mozione, poi respinta dal governo nel 2015. Ma non è questo l’aspetto più incredibile di questa vicenda. E lo sa bene Bonafede: «Quello che è incredibile nella vicenda del Forteto è che era il tribunale che accompagnava le vittime al Forteto».



COMMISSIONE PARLAMENTARE SU ABUSI FORTETO

Un aspetto che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede spiega con una metafora: «Lo Stato accompagnava le vittime sulla soglia del cancello dell’inferno e le faceva entrare. Posso dire che le porte di quell’inferno sono state chiuse». Per il Guardasigilli però c’è ancora molto da fare per fare piena luce sulla vicenda. A lavoro il commissario della struttura, l’avvocato Jacopo Marzetti, e la commissione d’inchiesta. Fondata negli anni ’70, la cooperativa “Il Forteto” era una delle principali comunità di recupero per minori provenienti da famiglie disagiate. Con gli anni è finita al centro di vicende giudiziarie, anche con condanne. Nonostante ciò ha proseguito la sua attività. Dopo una prima condanna del fondatore Rodolfo Fiesoli nel 1985, l’attività continuò e sulla vicenda si divise anche la magistratura. La “protezione” di Fiesoli cadde nel 2011 quando fu arrestato di nuovo per violenza sessuale su minori. La Procura di Firenze riprese a scavare negli orrori della comunità, del resto erano coinvolti anche collaboratori. Ma a seguito di una sentenza della Cassazione del 5 luglio scorso ci fu la scarcerazione di Rodolfo Fiesoli. Ora le vittime tornano a chiedere nuovamente giustizia.

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