«Quella città è un inferno». Così Mimma Guardato parla di Caivano, da dove è scappata dopo che la figlia Fortuna Loffredo venne abusata e lanciata dal tetto del palazzo. All’epoca aveva trent’anni, ora è una donna che ha voltato pagina con altri due figli. Vive a Faenza con la madre, che le fu vicina insieme a don Patriciello, il quale l’aiutò a scappare da quell’orrore. Ora che ci sono due nuove vittime di violenza a Caivano, la donna torna a rivivere quei giorni atroci: «Se là dentro, in quell’inferno, non si combatte, non si sa che cos’altro può avvenire. Non conosco quelle ragazzine, ma sono madre e ho perso mia figlia in una situazione molto simile. Almeno, loro due sono vive», dichiara a Repubblica.
Sono passati dieci anni dalla morte di sua figlia Chicca, ma nulla è cambiato a Caivano: «Dopo l’ultima udienza del processo per la mia bambina, ho preso i miei figli, ho fatto le valigie e me ne sono andata. E ora è tutto diverso: ero disoccupata, mentre qui lavoro in una grande impresa di pulizia. Stiamo bene. L’angoscia c’è sempre, ma dopo tanto dolore si deve ricominciare», aggiunge Mimma Guardato. A Caivano torna solo per andare al cimitero, del resto non vuole sapere più niente.
MAMMA DI FORTUNATA LOFFREDO: “CON I MIEI FIGLI NON PARLIAMO QUASI MAI DI LEI”
Dopo Fortunata Loffredo ci fu il caso Antonio Giglio. Mimma Guardato non sa se sia stato un incidente: «Non si è trovato niente. Per forza. Cinque anni dopo la morte di quel bambino, su quel corpicino di appena 4 anni, pure lui caduto da una finestra, che ci si aspettava di trovare?». Ora la mamma della piccola Chicca vive in Emilia-Romagna, scelta perché ci viveva la sorella, quindi ha fatto trasferire tutta la famiglia. Sugli altri due figli, nell’intervista a Repubblica aggiunge: «Uno ha 18 anni e andrà all’università, l’altro 13, è in terza media. Per il momento vogliono solo studiare. E chissà se in quel posto orribile ci sarebbero mai riusciti. Hanno l’accento del nord, ora sentono parlare in napoletano solo me».
I figli ricordano la sorella: «Non si aspettavano che potesse fare quella fine. Ma noi non ne parliamo quasi mai. Basta che ci guardiamo negli occhi. A loro devo nascondere la mia sofferenza». Per quanto riguarda il Parco Verde di Caivano, la soluzione è una per Mimma Guardato: «Ci vuole lo Stato, che lì non c’è. Non si può lasciare uno come don Patriciello a combattere da solo».