Klaus Schwab, fondatore del Davos Word Economic Forum è stato recentemente investito da una bufera mediatica, in seguito ad una inchiesta condotta dal Wall Street Journal, che ha scoperto una condotta particolarmente discriminante nei confronti dei dipendenti. Le denunce sono state raccolte dal giornale direttamente riportando le testimonianze di 80 collaboratori, che in passato avevano lavorato nella prestigiosa organizzazione. Molte di queste accuse sono state inoltre pubblicate in una chat, nella quale i lavoratori si scambiavano commenti e condividevano esperienze definite “traumatiche”, avute direttamente con Klaus Schwab ma anche con i responsabili dell’ufficio che gestisce le risorse umane.



Dalle ricostruzioni, sembrerebbe che i comportamenti discriminatori, avvenissero in modo sistematico. Diversi infatti sono stati i casi già accertati, relativi a licenziamenti di donne incinte, senza motivo, molestie, ma anche insulti nei confronti di persone di origine afroamericana. Una donna ha confermato di essere stata sollevata dall’incarico appena tornata dal congedo di maternità, ed altre sei collaboratrici raccontano di essere state penalizzate nella carriera, dal momento in cui avevano comunicato di aspettare un figlio.



Scandalo Forum Davos, ex dipendenti accusano il fondatore Klaus Schwab di discriminazione e razzismo sul lavoro

Lo scandalo del Forum di Davos,  partito dall’inchiesta del Wall Street Journal sulle condizioni di lavoro discriminanti, sta facendo emergere sempre più dettagli rivelati da ex dipendenti. Tra i casi di razzismo e insulti, ci sono anche presunte molestie subite da alcune collaboratrici, che hanno raccontato al quotidiano statunitense, di essere state avvicinate, toccate e baciate senza aver dato il consenso, da un manager, che risulterebbe ancora dipendente del World Economic Forum nonostante la denuncia.  Il fondatore, principale accusato, Klaus Schwab, aveva già dato le dimissioni dall’incarico di presidente lo scorso maggio,  restando però nel consiglio di amministrazione.



La motivazione ufficiale data è quella di una decisione già programmata da tempo, tuttavia, qualche giorno prima dell’annuncio l’economista tedesco aveva scritto al Wall Street Journal per lamentarsi dell’inchiesta, e nell’occasione aveva anche specificato di non voler rilasciare dichiarazioni in merito. Il WEF di Davos ha però commentato negando qualsiasi evidenza emersa nelle accuse ritenendo che siano tutte infondate: “È spaventoso che il Journal stia consapevolmente pubblicando affermazioni palesemente false per travisare la nostra organizzazione, la nostra cultura e i nostri colleghi, incluso il nostro fondatore”.