LA FORTE CRITICA ALLA BCE DI MOLTI ECONOMISTI E IMPRENDITORI DAL FORUM DI CERNOBBIO

La mancata presenza della Presidente BCE Christine Lagarde al Forum Ambrosetti di Cernobbio – classica kermesse settembrina sullo stato dell’economia europea con cadenza annuale – poteva in effetti essere già un segnale: i primi incontri tra Ministri, economisti e imprenditori hanno confermato che l’aria dell’economia generale in Europa, non solo in Italia, non gira benissimo per la Banca Centrale Europea. La politica del rialzo continui dei tassi di interesse per provare a frenare l’inflazione sta mettendo a dura prova i Paesi membri, specie quelli con maggiori difficoltà legate alla situazione del debito, leggasi per l’appunto Italia.



Ed è dunque nei toni usati da molti interventi fatti al Forum di Cernobbio che si marca una netta discontinuità rispetto al recente passato con Lagarde e Draghi spesso presenti alla kermesse: «l’azione delle banche centrali negli ultimi anni è stata necessaria anche se forse un pochino tardiva, ritengo non sia finita la lotta contro l’inflazione ma penso che accanirsi sull’obiettivo del 2% non sia la cosa più saggia da fare», sottolinea il presidente delle Generali e docente della Bocconi, Andrea Sironi in un dialogo con il Premio Nobel Joseph Stiglitz. Secondo Enrico Marchi, presidente di Banca Finint e di Save (Aeroporto Venezia) il rischio è molto prossimo: «Penso che il livello dei tassi sia destinato a scendere, ma l’importante è non fissarsi sul feticcio dell’inflazione al 2% perché far atterrare repentinamente un aereo da 10mila metri di quota significa farlo precipitare». Anche per l’ex Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia l’invito di Cernobbio alla BCE deve essere quello di modificare l’impianto dei tassi: «Ci sono stati due errori: la Bce è intervenuta troppo tardi perché pensava che l’inflazione fosse un fenomeno temporaneo e, di conseguenza, i rialzi sono stati effettuati in maniera troppo veloce», ha spiegato precisando che «ora sarebbe il caso di fermarsi e di riflettere se sia il caso di provocare una recessione». Critico contro Francoforte infine anche Nicola Monti, ad di Edison, in quanto l’aumento dei tassi «non favorisce la crescita, soprattutto nel nostro settore, quello dell’energia dove ci sono tantissimi investimenti da fare»; l’Europa infatti dovrà spendere molto più dei 90 miliardi all’anno per portare in fondo il pacchetto “green” e dunque «l’inflazione fa aumentare i costi di costruzione dei nuovi impianti per decarbonizzare la produzione energetica, ecco perché coltiviamo l’aspettativa di avere dei tassi di interesse che si abbassino e che si ritorni nel più breve tempo possibile alla normalità», conclude Monti.



STIGLITZ CRITICA LA BCE: “COSÌ L’EUROPA VA IN RECESSIONE”. POI ATTACCA PERÒ IL GOVERNO MELONI…

Ancora più netto e duro contro le politiche della BCE in campo economico è il Nobel Stiglitz che solo pochi giorni fa aveva lanciato frecciatine anche contro la FED americana: «L’Europa ora rischia una vera recessione: la Bce perché gli Stati Uniti hanno più spazio di manovra per aiutare l’economia e, dunque, la Bce dovrà essere molto più cauta», così rileva l’economista intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio nel dialogo con Sironi.

L’Italia in particolare per Stiglitz starebbe avvicinandosi ad un “brusco atterraggio”, con recessione «pronunciata»: «Il rialzo dei tassi deciso dalla Bce, le difficoltà della Cina e l’indebolimento dell’economia tedesca sono fattori che impattano sull’Italia, così rischiate quello che si chiama un brusco atterraggio», dichiara l’esperto non da oggi critico del Governo Meloni e in generale dei governi di centrodestra in Europa, in una lunga intervista a “La Stampa”. «Gli osservatori erano molto nervosi quando Meloni è stata eletta premier. Il lato positivo, che interessa agli stranieri, è che l’Europa può convivere con un calo del Pil. Ma se non sostieni l’Ucraina, e se ti ritiri dall’Europa, questo è un problema più grande. Quindi il fatto che Meloni non fosse pro Putin, come Orban, è stato confortante per tutti, come lo è stato il fatto che fosse più favorevole all’Europa. Sì, è stato un sollievo ma non basta»; in sostanza secondo Stiglitz l’Italia con Meloni avrebbe problemi simili a quelli avuti dagli Usa con Trump, «una parte di queste similitudini è l’indebolimento della pubblica amministrazione, che è molto importante per il funzionamento della società e del governo. E così, il sentore di una possibile incompetenza finisce per essere coerente con una filosofia dell’ala destra che può distruggere lo Stato. Ora, le azioni parlano più forte delle parole. Puoi stare zitto, e non essere così provocatorio, ma se stai distruggendo lo Stato, stai distruggendo il futuro dell’Italia».