Una fossa scavata a Scampia per l’amante della donna di un affiliato in carcere: c’era tutto un piano ben preciso dietro all’omicidio sventato dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Napoli Nicoletta Campanaro su richiesta della Dda di Napoli (pm Maurizio De Marco, Lucio Giugliano e Giuliano Caputo, procuratore capo Giovanni Melillo), che ha inconsapevolmente salvato la vita alla vittima dell’agguato premeditato dal clan Abbinante di Scampia ai danni dell’uomo, innamoratosi, senza saperlo, della persona sbagliata.



Ne danno notizia in queste ore i colleghi de “Il Fatto Quotidiano”, che spiega come questa sia una regola immutabile del codice del clan: chiunque intraprenda una relazione amorosa con la partner di un affiliato detenuto in prigione merita di morire. Così aveva sentenziato anche in questo caso il boss, Antonio Abbinante, che aveva già preparato al meglio la scena del delitto, assoldando due killer pronti ad aprire il fuoco e facendo predisporre una fossa rettangolare dalle dimensioni di un metro e 75 per 90 centimetri.



FOSSA SCAVATA A SCAMPIA: SVENTATO DELITTO MAFIOSO

Decisivo per scongiurare l’omicidio è stato l’intervento della Squadra Mobile, che, come spiega “Il Fatto Quotidiano”, se non avesse intercettato le telefonate in cui i camorristi progettavano l’omicidio, probabilmente per l’uomo non ci sarebbe stato scampo, condannato a morte dal boss su richiesta del fratello dell’affiliato il carcere, gestore di una piazza di spaccio di droga.

Stando a quanto emerso a seguito di attività di indagine, quest’ultimo avrebbe ben remunerato il clan Abbinante per questo “favore”, ma sono scattate le manette per sei persone, fra cui figura anche lo stesso boss Antonio Abbinante. Tale uccisione avrebbe dovuto avere luogo lo scorso 16 aprile, con la vittima che avrebbe dovuto recarsi a parlare con la signora ed essere condotto in una radura di Marano, dove ad attenderlo ci sarebbero stati i due esecutori materiali dell’omicidio, i quali gli avrebbero sparato un colpo in testa nel preciso momento in cui lui sarebbe sceso dalla propria automobile. Scenario, fortunatamente, destinato a non verificarsi più, grazie all’intervento salvifico delle forze dell’ordine.