Gli oceani, pieni di esseri viventi marini come li conosciamo oggi, sono apparsi da 541 a 520 milioni di anni fa, quando una forma di vita arrivata da poco sulla Terra ma rimasta poco appariscente fino ad allora, ossia gli animali, conobbe una crescita importante fino a popolare il globo intero. Questo “big bang evolutivo”, che dagli scienziati viene spesso chiamato “esplosione cambriana”, nonostante sia durato decine di milioni di anni, ha posto le basi della straordinaria diversità biologica che osserviamo oggi sul nostro pianeta, spiega Le Figaro. Alcune specie erano già alte quasi un metro ma la maggior parte era piuttosto piccola, in media di pochi centimetri. Parliamo di animali spesso dal corpo molle, senza conchiglie né ossa, la cui conservazione in forma fossile è estremamente difficile.
Non essendoci molti reperti, questo periodo è conosciuto poco. Un team di paleontologi guidati da Rudy Lerosey-Aubril e Javier Ortega-Hernandez, della Harvard University del Massachusetts, ha recentemente descritto su Nature Communications un fossile inedito di 500 milioni di anni. Si tratta di un invertebrato, ma vicino ai vertebrati, che ci restituisce un pezzo importante per la conoscenza di questo periodo della vita animale, di cui sappiamo poco. Di appena due centimetri di larghezza e tre di altezza, in questo fossile si riconoscono un tronco, il corpo e due rami, i sifoni, che indicano l’appartenenza al gruppo dei tunicati, animali marini filtratori. L’esemplare è stato scoperto nelle collezioni dello Utah Museum of Natural History, ma proviene dalle dalle terre ad Ovest di questo Stato e più precisamente da un affioramento della formazione Marjum.
Trovati 1.500 fossili di Tunicati
“È un sito fossilifero straordinario per lo studio delle prime comunità animali” spiega Rudy Lerosey-Aubril, uno dei ricercatori che ha guidato il team. “Ci stiamo lavorando da due anni e ha già consegnato più di 1.500 fossili di organismi a corpo molle, per un totale di 150 specie fossili. È una istantanea della vita animale nel Cambriano”. Al momento non avevamo fossili dei tunicati. Per questo, “Questo fossile ci permette di comprendere meglio la storia del grande ramo dei cordati, che è composto in particolare da vertebrati come noi”, continua Rudy Lerosey-Aubril. Il gruppo dei tunicati è diviso in due tipi di animali. I primi, i più numerosi, sono animali fissi sul fondo degli oceani, con un corpo molle a forma di botte e due sifoni che permettono loro di filtrare l’acqua.
“All’inizio della loro vita, i tunicati hanno una bacchetta rigida (notocorda) al centro del corpo” spiega Rudy Lerosey-Aubril. “È in un certo senso l’inizio della colonna vertebrale e ciò che dà il nome al grande gruppo dei cordati. Le differenze genetiche tra i due gruppi di tunicati indicavano una separazione 450 milioni di anni fa, ma ciò che non sapevamo, e ciò che questo fossile ci insegna, è che 50 milioni di anni prima, i loro antenati vivevano già sul fondo del mare. La sorpresa per noi è vedere che sono già così complessi e così diversi dai vertebrati così presto nella loro storia”. I tunicati dunque appartengono all’epoca dell’esplosione cambriana. “Si tratta di animali estremamente importanti nell’equilibrio degli ecosistemi marini. Come spugne, filtrano l’acqua e in particolare le particelle più difficili. Attraverso la loro azione i tunicati ripuliscono gli oceani e ne favoriscono l’ossigenazione e il trasferimento di energia al loro interno” spiega ancora lo studioso.