Quando si sente dire “dalla pandemia uscirà una scuola migliore” probabilmente non si fa riferimento al caso di Cuneo: la notizia emersa oggi dall’ANSA Piemonte sulla scuola media di Caraglio, nel Cuneese, ha dell’inquietante. Scattano foto di nascosto a insegnanti e compagni di classe durante la Dad o anche in presenza, le ritoccano a computer e le ripubblicano sui social per «scopi denigratori e accompagnate da parolacce, insulti, allusioni sessuali».
Per questo motivo la dirigente della scuola media “Riberi” di Caraglio, una volta scoperta l’intera catena, ha deciso per una punizione esemplare: 12 classi intere, per il numero complessivo di 300 studenti sono stati sospesi dalle attività con però obbligo di frequenza delle lezioni. «Alcuni hanno ammesso le loro responsabilità, i più hanno negato – spiega la preside contattata dall’ANSA – Moltissimi hanno riconosciuto di aver visto le immagini. Amareggia che nessuno abbia ritenuto di fermare questa catena, segnalando la cosa ai genitori o agli insegnanti».
LA LETTERA DELLA PRESIDE AI GENITORI
In un piccolo paese di 6mila anime che 300 studenti vengano coinvolti/sospesi fa ovviamente effetto e clamore, ma tant’è: nella lunga lettera inviata alle famiglie per motivare la dura decisione si legge «obbligo di andare a scuola per riflettere su quanto accaduto», scrive la preside della scuola secondaria “Riberi”, «il collegio docenti ha avviato una profonda riflessione interna, condividendo l’amarezza per la superficialità e la mancanza di rispetto manifestata dai ragazzi, verso compagni e insegnanti. E ha concordato sul fatto che occorra dare un segnale netto». Sempre nella lettera ai genitori l’insegnante non esclude che nei prossimi giorni possano essere adottati ulteriori provvedimenti punitivi dato che in sede di scrutino gli stessi consigli di classi attiveranno altri interventi, «condivisi in sede collegiale, relativamente alle valutazioni del comportamento e di educazione civica, che è materia trasversale di competenza di tutto il consiglio di classe». Appello finale poi alle famiglie, ricordando loro che in Italia il limite per l’iscrizione ai social scattata a 14 anni (mentre il consenso digitale in Europa parte dai 16): «Sotto questa età deve essere registrato il consenso dei genitori. Che ne hanno anche la piena responsabilità – conclude la dirigente – Alcune immagini circolate e diffuse in modo molto ampio sono altamente offensive e i genitori degli alunni interessati, o i docenti, faranno le loro valutazioni se procedere anche in altre sedi».