Fotovoltaico, la filiera italiana di produzione pannelli solari sta ripartendo, ma c’è bisogno di incentivi e sostegni da parte dell’Ue per colmare il gap delle concorrenza cinese di prodotti a basso prezzo. Il Sole 24 Ore ha raccolto alcune dichiarazioni del presidente di Italia Solare, l’associazione delle imprese di settore, che sostiene da sempre la necessità di finanziamenti per aumentare la competitività soprattutto perchè non è possibile in Europa avere i costi così bassi di produzione che invece a Pechino le industrie sono riuscite a raggiungere, garantendo anche l’alta qualità. Infatti attualmente la differenza sui prezzi medi è di circa il 105% in più.



Le difficoltà ci sono in tutti i paesi e a confermare la crisi di settore ci sono i numerosi fallimenti dichiarati da alcune aziende che precedentemente erano considerate leader nel mercato energetico, come ad esempio la norvegese Norsun, l’olandese Exasun e il gruppo svizzero Meyer Burger, costrette a chiudere stabilimenti in Europa, accusando i rispettivi governi di non aver previsto sufficienti misure economiche per evitare la perdita.



Fotovoltaico, imprese in Italia chiedono più sostegni dall’Europa per aumentare la competitività

Fotovoltaico, le industrie Ue provano a ripartire, ma ancora non ci sono abbastanza sostegni economici per garantire l’abbassamento dei prezzi che potrebbe fare concorrenza alle industrie cinesi. Mentre in Europa alcuni governi sono stati criticati per non aver fatto abbastanza, in Italia il Decreto Energia ha previsto di aiutare le aziende nazionali con il registro del fotovoltaico che proteggerà la qualità della filiera.

Però in mancanza di incentivi non sarà sufficiente ad aumentare la produzione, perchè, come ha analizzato l’associazione Italia Solare, servirebbero aiuti da 4,7 a 6,4 miliardi di euro l’anno per almeno 10 anni per portare a 30Gw la capacità produttiva e innalzare il livello di competitività. Oltre a questo, probabilmente sarà necessario introdurre più misure restrittive nei confronti delle importazioni low cost da Pechino, con provvedimenti simili a quelli presi recentemente dagli Stati Uniti che stanno portando avanti una politica di barriere e dazi contro l’invasione di prodotti e componenti dalla Cina.