Applausi e flash per il debutto di Roberto Bolle in “Marguerite and Armand” alla Scala. E se Roby non è Rudy, la nostra star della danza ne è uscito a testa alta. Sia per la tecnica, sia per l’interpretazione. E non era facile! Il confronto con il “tartaro volante” è, e resta, spietato per ogni ballerino. Soprattutto, per questo titolo creato da Frederick Ashton nel 1963, su la Sonata in si minore di Franz Liszt con scene e costumi di Cecil Beaton, per celebrare la coppia più glamour del balletto: Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn.
Lei all’apice della carriera, lui al debutto al Covent Garden di Londra, dopo aver abbandonato la compagnia del Kirov (1961), con il quale era in tour a Parigi come primo ballerino. A legarlo a Margot era una passione forte, di certo la più grande della sua vita per una donna. E il ruolo, quello del giovane Armand Duval stregato da una cocotte malata di tisi, perfetto. Sul letto di morte, con i capelli sciolti sul petto, scosso da colpi di tosse, la cortigiana parigina rivive i momenti magici del loro amore.
Il balletto, dopo il trionfale debutto davanti alla regina Madre e la principessa Margaret, con 21 chiamate di applausi, venne rappresentato per anni dai due in tutto il mondo e alla Scala nel 1966. Fatale che ogni passo, ogni gesto sia stato scolpito nell’immaginario dagli appassionati dal talento e dal carisma dei due memorabili interpreti. Insomma, un balletto-capolavoro che, dopo la loro morte, solo un’altra coppia d’assi come Sylvie Guillem e Nicolas Le Riche, ha avuto il coraggio di riprendere.
Ora, la sfida è toccata a Roberto Bolle, forte del trionfo al Metropolitan di New York nell’altra “Dame aux Camélias”, quella del coreografo americano John Neumeier, accanto ad Alessandra Ferri che proprio con questo titolo ha dato addio alle scene. Questa volta a danzare la tragica eroina ispirata al romanzo di Dumas figlio, è la collega scaligera, l’etoile Svetlana Zakharova. Anche qui, una coppia già applaudita, in classici come il “Lago dei cigni” e, dopo la maternità della ballerina ucraina, anche in “Giselle”. E se per Bolle è un debutto, per Massimo Murru, etoile scaligera di grande finezza interpretativa, è una ripresa molto attesa dal pubblico, avendo già ballato Armand nel Gala del 2004 in coppia proprio con la Guillem, ora con Laura Montanaro. 

La Zakharova sarà anche la protagonista di Concerto DSCH, creato nel 2008 per il New York City Ballet creato da Alexei Ratmansky, già direttore del Bolshoi di Mosca, guest all’American Ballet, al debutto scaligero. Un’opera dedicata al compositore russo Dmitrij Sostakovic (D-mitrij SCH-ostakovic, le quattro lettere D-S-C-H indicano anche in tedesco le note re, mi bemolle, do, si) che più di tutti ha interpretato la rinascita del popolo sovietico dopo la caduta di Stalin. Pieno di colori e di divertimento, é un balletto astratto composto sul Secondo Concerto per pianoforte, per il diciannovesimo compleanno del figlio Maxim. Fino al 23 maggio alla Scala, dirige David Coleman.