Domenica 27 agosto, nel territorio francese della valle della Maurienne, interessato al nuovo traforo in costruzione del Frejus, è avvenuta una grave frana che ha bloccato e sospeso il traffico stradale e ferroviario. Unica alternativa passare per il traforo del Monte Bianco, che la società che gestisce il traforo del Monte Bianco (ATMB, del gruppo Autostrade per l’Italia) aveva peraltro annunciato che sarebbe rimasto chiuso dal 4 settembre per lavori di manutenzione per 15 settimane, cioè fino a Natale (anche se un accordo tra i due Governi ha ieri rinviato al settembre 2024, proprio per lasciare aperta un’alternativa al Frejus). I problemi non mancano neppure su altri fronti dell’attraversamento delle Alpi del Nord Ovest: la linea del Gottardo che, attraverso la Svizzera, ci collega con il centro e nord Europa, funziona in maniera ridotta dopo l’incidente di agosto (non passano i treni passeggeri e solo una canna consente il trasporto merci); anche sul fronte del transito di Ventimiglia il traffico proveniente dalla Francia e dalla Spagna è notoriamente in difficoltà.



Le ripercussioni di questa situazione complessa sono particolarmente gravi: nell’incertezza provocata da questi eventi si manifesta da parte degli operatori del trasporto la ricerca affannosa di nuovi percorsi per rendere accessibile ai propri mezzi l’accesso a tutta l’area Nord-Ovest del Paese. Questo genera seri problemi di congestione, notevoli incrementi dei costi del trasporto, disservizi nelle esportazioni e nelle consegne delle merci destinate alle imprese italiane, condizioni di vita molto disagevoli per gli autisti dei camion coinvolti nell’attraversamento delle Alpi.



Problemi non nuovi, che la Fondazione per la Sussidiarietà ha voluto quest’anno affrontare in modo approfondito: il Rapporto annuale del 2023, Sussidiarietà e … governo delle infrastrutture è ormai in fase di stampa e sarà presentato ad ottobre. Un dato emerge con chiarezza: le infrastrutture, specie quelle per la mobilità, sono una rete, se una connessione si rompe la rete offre percorsi alternativi, ma tutta la rete ne soffre. Se le maglie che si rompono sono più di una, la mobilità diventa veramente problematica. Sta accadendo oggi per la frana del Frejus, ma era d’altronde già accaduto con il crollo del ponte Morandi a Genova.



Dobbiamo constatare che la nostra rete è debole e precaria: eppure, quante resistenze si incontrano per poterla potenziare! Se la ferrovia Torino-Lione fosse stata costruita nei tempi inizialmente previsti, la frana sarebbe un problema strettamente locale. Se, come più volte richiesto, fosse stato dato il permesso di costruire la seconda canna del tunnel del Monte Bianco, non ci troveremmo nella strana situazione di un’arteria così importante chiusa per diversi mesi all’anno. Questi fatti inducono a svolgere alcune riflessioni, che valgono per la situazione specifica ma anche, in generale, per il governo delle infrastrutture nel loro insieme.

Il governo delle infrastrutture non è solo un problema di costruzione, ma interessa un intero ciclo integrato di azioni e decisioni: di programmazione, di progettazione, di costruzione, di gestione e di manutenzione. È su tutto questo ciclo che il governo delle infrastrutture è sfidato in modo permanente. Le infrastrutture sono la premessa perché su di esse siano offerti servizi di trasporto e consegna delle merci e di mobilità delle persone. In particolare, per quanto riguarda queste ultime, esiste il problema del turismo: ad esempio, i lavori di manutenzione del Monte Bianco erano stati ragionevolmente pensati perché terminassero entro Natale e non creassero problemi alla stagione sciistica.

Molti sono i soggetti che entrano in gioco in una rete infrastrutturale: il governo nazionale (in questo caso addirittura due governi nazionali, quello italiano e quello francese) molte comunità locali, le imprese di costruzione e gestione delle infrastrutture, ma anche le imprese industriali e commerciali che attendono i prodotti per la produzione e la distribuzione delle loro merci, i cittadini. Tutti sono portatori di interessi comuni e legittimi, ma spesso in contraddizione e conflitto tra di loro, come appare d’altronde dalle molteplici e contraddittorie opinioni, dichiarazioni e prese di posizione dei soggetti implicati in questi giorni.

Soluzioni automatiche non ne esistono. Esse vanno trovate, decidendo rapidamente per non procrastinare i disagi, mettendo intorno a un tavolo e facendo dialogare tutti i soggetti interessati, accettando anche soluzioni di compromesso e sacrifici temporanei che cerchino quantomeno di minimizzare gli inconvenienti creatisi. Poiché gli eventi ambientali creano emergenze che non sono prevedibili, occorre essere predisposti ad affrontarli con grande rapidità e strumenti di dialogo efficienti ed efficaci che consentano un governo sostenibile delle infrastrutture lungo tutto il ciclo della loro vita.

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