Nella miniera di giada situata nel nord del Myanmar, luogo della tragedia, la morte non è una vera e propria novità. Il lavoro di coloro che ogni giorno sono impegnati è sempre all’insegna del rischio per via delle possibili frane legale alle forti piogge. Quello avvenuto nelle passate ore potrebbe entrare presto a far parte di un triste primato, quello di essere uno dei peggiori incidenti sul lavoro nella storia del Paese. Le operazioni di soccorso, spiega RaiNews, sono ancora in corso e la speranza è di riuscire a trarre in salvo alcuni dei lavoratori coinvolti. Al momento il bilancio resta drammatico con almeno 160 morti. Queste miniere restano altamente redditizie per via della posizione strategica ma scarsamente regolamentate. I minatori cercano eventuali pietre preziose in territori però pericolosi ed a rischio frane. Le vittime sono spesso provenienti da comunità etniche povere. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



BOTTERI “BILANCIO POTREBBE AGGRAVARSI”

E’ salito a 170 il numero dei corpi recuperati oggi in Myanmar, dove una frana in una miniera di giada ha provocato una vera e propria strage. A parlare del terribile bilancio che rischia di aggravarsi sempre di più con il passare delle ore, è stata l’inviata da Pechino Giovanna Botteri, in collegamento con La Vita in Diretta: “l’ultimo bollettino parla di quasi 170 corpi recuperati in questa vallata che è stata trasformata in un ambiente lunare dallo sfruttamento della giada”, ha spiegato la giornalista. “In queste montagne si estrae la giada, una pietra preziosa molto amata in Cina perchè secondo la tradizione porta benessere e fortuna, nelle miniere di giada lavorano sopratutto lavoratori stagionali, illegali, perchè dopo migliaia di morti e decine di frane le grandi industrie dello sfruttamento della giada hanno abbandonato la zona”, ha precisato l’inviata Rai. Le piogge monsoniche hanno provocato inevitabilmente uno smottamento del terreno portando via coloro che stavano scavando e facendoli finire nel lago. “Si continua a tirare fiuori corpi, bilancio ultimo è di 170 morti ma potrebbe essere molto più grave”, ha chiosato la Botteri. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SOTTO IL FANGO ALTRI 100 OPERAI?

È probabilmente destinato ad aggravarsi nelle prossime ore il bilancio delle vittime relativo alla frana verificatasi nella mattinata di oggi in Myanmar, che ha ucciso almeno 113 lavoratori della “Myanmar Thura Gems”. “Ne troveremo lì sotto almeno altri 100”, ha dichiarato U Kyaw Min, amministratore del distretto dove l’estrazione della giada è una delle attività più redditizie e diffuse. I vigili del fuoco locali, sulla propria pagina Facebook, hanno pubblicato un post che la dice lunga sulle proporzioni della tragedia: “I minatori sono stati soffocati da un’ondata di fango. Una morte orribile, dovuta al fatto che, stando alle indiscrezioni che provengono direttamente dal Paese orientale e riprese da “La Repubblica”, “l’acqua ha riempito l’invaso creato da una delle numerose montagnole di terra e sassi prelevati dalle vene di giada e trasportate dai camion nei siti dove i lavoratori – in gran parte migranti da varie province – si accalcano per scegliere le preziose pietre”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)



MYANMAR, FRANA IN MINIERA DI GIADA: DRAMMA

E’ pesantissimo ma purtroppo solo parziale il bilancio delle vittime a seguito di una frana avvenuta in una miniera di giada in Myanmar, nell’ex Birmania. Al momento sono 113 le persone estratte senza vita, ma i corpi ancora sepolti sarebbero centinaia, e si rischia la strage. Hpakant, il sito dove viene appunto estratto questo materiale prezioso, è il più grande al mondo della sua categoria, e la nazione ne è la più grande fornitrice. Il commercio di giada è stato calcolato valga all’incirca 30 miliardi di dollari all’anno, che al cambio in euro significa 27 miliardi, ma spesso e volentieri ha provocato ingenti perdite in vite umane. Per via dei numerosi incidenti mortali verificatisi in particolare durante la stagione dei monsoni, una legge dello scorso anno ha imposto misure di sicurezze più rigide per i lavoratori, ma la situazione non è affatto migliorata. Tra l’altro si tratta di poveretti che svolgono mansioni fra le più faticose, per una paga misera e mettendo tutti giorni a rischio la propria incolumità. Nelle miniere di Kachin, vicino al confine con la Cina, non ci sono praticamente regole, con i minatori che cercano la giada scavando terreni montuosi spesso e volentieri deboli per via delle piogge e del disboscamento. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

FRANA IN MYANMAR, BIRMANIA: 113 MORTI. SI TEME ECATOMBE: CENTINAIA DI DISPERSI

Gravissimo incidente avvenuto in Myanmar, una frana in una cava di giada. L’episodio si è verificato di preciso in quel di Hpakant, ed ha provocato la morte di almeno 113 persone, anche se il bilancio è purtroppo solamente parziale. Secondo quanto riferito da Today, citando i media locali, sarebbero infatti centinaia i lavoratori che risultano essere dispersi o intrappolati sotto le macerie dopo il crollo. Gli operai birmani sarebbero stati travolti da una gigantesca ondata di fango verificatasi attorno alle ore 8:00 di mattina, ora locale, mentre i lavoratori stavano estraendo le pietre dal materiale di scavo. A momento sono al lavoro le squadre di soccorso che stanno cercando di estrarre più persone vive possibile da sotto le materie, ma l’operazione è decisamente complicata e c’è il rischio di un’ecatombe. Purtroppo non è la prima volta che incidenti di questo tipo si verificano in Birmania, basti sapere che soltanto pochi giorni fa, lo scorso 23 giugno, una frana aveva interessato la cava vicina, quella di Seng Tawng, provocando fortunatamente solamente due vittime fra gli operai.

FRANA IN MYANMAR: UN EVENTO TRISTEMENTE NOTO

Qualcosa di simile era accaduto il 14 luglio di due anni fa, quando le vittime erano state una decina a causa di un violento crollo provocato dalle piogge monsoniche che si abbattono nel sud est asiatico in questo periodo dell’anno. Il più grave incidente minerario dell’epoca moderna rimane comunque quello del 2015, quando erano morte 116 lavoratori, anche in questo caso per via di un crollo. Da anni numerosi gruppi ambientalisti si battono contro la continua deforestazione nelle zone delle miniere, che causano poi i successivi crolli, ma i loro appelli sono rimasti fino ad oggi vani. Nella stagione dei monsoni gli scavi a cielo aperto diventano dei bacini pieni d’acqua, che causano crolli e cedimenti del terreno, rimasto spoglio dell’ancoraggio dovuto alle varie piante e alla vegetazione.