Franca Cancogni, la traduttrice di Joyce, D.H. Lawrence e Conrad è tra le protagoniste della prima puntata de Le Ragazze, il programma di Rai3 che racconta l’evoluzione del nostro Paese attraverso le storie e le testimonianze di donne e figure femminili rappresentative di un aspetto storico o sociale del decennio di cui fanno parte, al di là se sono famose o meno. Nella prima puntata di venerdì 25 settembre 2020, la Cancogni racconterà la sua storia. Classe 1920, Franca è nata a Roma in una famiglia dove si respirava cultura e uno dei passatempi preferiti era la scrittura. Il fratello Manilo, infatti, era uno scrittore e proprio con lui ha collaborato e scritto diverse opere tra cui il romanzo “Adua” del 1978. Intervistata da Illibraio.it, la scrittrice e traduttrice in occasione del lancio del suo primo romanzo “Il pane del ritorno” parlando del fratello ha detto: “Manlio mi ha raccontato la trama che aveva in mente: un aristocratico deluso dall’ambiente in cui vive – parliamo dell’Italia di Crispi, un periodo tumultuoso – e sconvolto dal tradimento della moglie decide di andare a combattere nella Campagna d’Africa e lì muore. Io gli ho contrapposto un altro personaggio, il cugino. Un anarchico che sta dalla parte dei deboli e che ordisce un attentato al re d’Italia”.



Franca Cancogni: “Il pane del ritorno” è il suo primo romanzo

Non solo autrice e scrittrice, Franca Cancogni si è fatta conoscere ed apprezzare anche come sceneggiatrice e traduttrice di alcune opere  di Joyce, D.H. Lawrence e Conrad per Einaudi. “La traduzione è una forma di esercitazione alla scrittura molto valida. Insegna a conoscere lo scrittore seguendo le linee del suo pensiero. Fa comprendere perché costruisce le frasi in un certo modo, come sceglie le parole e le pause” ha detto la scrittrice che ha debuttato nel mondo dell’editoria nel 1978 con Adua, il romanzo scritto a quattro mani col fratello Manlio. “Poco dopo l’uscita di Adua, si sparse la voce che si trattasse di un romanzo commissionato a uno scrittore e a sua sorella e Augias fu il primo a scrivere che in effetti era stato scritto da Manlio e da me. Solo negli anni Novanta, però, è stata fatta una ristampa che porta i nostri nomi in copertina” ha ricordato la scrittrice. Da quel debutto, nel 1978, la Cancogni non si è mai fermata visto che ha sempre continuato a scrivere per sua stessa ammissione.



“Sempre con mio fratello Manlio ho lavorato a La gioventù e a Al sole di settembre, ma in realtà ho scritto per tutta la vita e ho cassetti pieni di trame e racconti. Ora, dopo questo primo confronto con la notorietà, sto iniziando a tirare fuori storie che ho custodito negli anni. E a scriverne altre” – ha detto la scrittrice che ha trovato nel fratello, giornalista, scrittore e insegnante, la sua espressione migliore per via di un carattere molto riservato e ombroso. “Sono sempre stata una di quelle persone che piuttosto che scendere in strada se ne resta a guardare dalla finestra”, ammette la scrittrice e traduttrice, “ma con il tempo le cose stanno cambiando!” – ha detto la scrittrice che all’età di 98 anni ha debuttato “da sola” con il romanzo “Il pane del ritorno” nato dal racconto della nuora.

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