Franca Leosini è la protagonista di un’intervista realizzata nei giorni scorsi ore da “Specchio”, supplemento del quotidiano “La Stampa”, nella quale preannuncia il suo ritorno in tv con un programma totalmente inedito. “Durante questi mesi di restrizioni ho lavorato alla realizzazione del mio nuovo programma – ha dichiarato –. Andrà in onda in primavera e porta il titolo di un vecchio film, “Che fine ha fatto Baby Jane?”, restituendone anche il senso. Mi interessava sapere come affrontano il “dopo” quelli che hanno scontato la loro pena”.
In particolare, la Leosini si chiede quale sia il rapporto con la società dei carcerati una volta liberi e in che modo essi si misurino con tutto ciò che resta del mondo di prima: “Per certi crimini mediatici esiste una memoria storica. Chi non ne regge il peso, una volta fuori, si trasferisce all’estero. Ma non posso dare altre anticipazioni”. La giornalista ha però dato la sua personale definizione di carcere: “È prima di tutto un’espiazione. Lì ci si confronta con il bene, ma anche con il male. Certo, ci sono tante strutture straordinarie, penso a Opera, Bollate, Rebibbia, dove, e la gente questo spesso lo ignora, i detenuti si dedicano ad attività culturali, ma la riabilitazione è soggettiva”.
FRANCA LEOSINI: “HO AVUTO PAURA DI ESSERE AGGREDITA”
Franca Leosini ha confidato che il suo lavoro l’ha portata ad alcune esperienze difficili, che le hanno fatto provare paura: “Ero con Marco Mariolini, il cacciatore di anoressiche – ha raccontato a ‘Specchio’ –. Prima ancora che Matteo Garrone decidesse di farci un film, io lo intervistai. Quando a un certo punto gli ho fatto una domanda più scomoda delle altre, lui ha cominciato ad agitarsi sulla sedia. Oscillava in un modo così inquietante che ho avuto la netta sensazione che volesse saltarmi addosso e farmi del male. Per fortuna non è successo. Ma non bisogna mai perdere la calma”. Per quanto concerne la gestione della pandemia di Coronavirus in Italia, la giornalista ha dichiarato: “Criticare è l’operazione più facile, lo diceva anche Oscar Wilde. Io penso alle cose buone che sono state fatte, come gli ospedali che sono stati allestiti con grande velocità. In generale tutti gli italiani hanno agito con consapevolezza. Una delle cose che faccio fatica ad accettare è il computo quotidiano delle vittime. Sento dire ‘oggi solo trecento morti’. Penso a tutte quelle persone che muoiono in quel modo. Come si può dire ‘solo’?”.