Francesca Chaouqui è nota ormai da tempo con l’appellativo di “Papessa”, da quando l’ex commissario delle Finanze Vaticane nello scandalo Vatileaks venne coinvolta in un giro di sottrazioni illegali di informazioni riservate dello Stato del Vaticano: ebbene, dopo gli ultimi scandali che nei giorni scorsi hanno coinvolto diverse inchieste tra la Segreteria di Stato e lo Ior, la “papessa” torna a parlare pubblicamente in un colloquio con la rivista “Chi” in edicola da domani. Francesca Chaoqui sta continuando la sua attività di lobbista e ha appena terminato di scrivere un libro – atteso come quello parallelamente scritto da Gianluigi Nuzzi sempre contro altri presunti scandali nella Santa Sede – che promette rivelazioni “esplosive” come quelle contenute nell’intervista a Chi: il tema cruciale è lo scandalo che in questi giorni ha travolto i vertici delle istituzioni finanziare vaticane per l’uso distorto dei fondi legati all’Obolo di san Pietro (fondi destinati ai poveri, ndr). «Sono sempre in contatto con gli ambienti della Santa sede. Anzi, posso rivelarvi che in Vaticano, è partita un’inchiesta molto seria, che coinvolge alti prelati, a tutela di papa Francesco. È un’indagine che porta la mia firma perché durante la commissione, quando c’ero io, avevo dato il via per indagare», spiega al settimanale di Alfonso Signorini la “papessa” Chaouqui.
SCANDALO VATICANO, “COINVOLTA” ANCORA LA “PAPESSA”
La clamorosa dichiarazione della donna indagata nel processo Vatileaks 2 la fa ripiombare nelle già delicate cronache dal Vaticano, al momento giusto abbozzate dalle prime inchieste comunicate negli scorsi giorni da Vatican News: «I fondi riservati della segreteria dello stato Vaticano sono stati uno dei primi dossier di cui mi sono occupata», spiega ancora la “papessa”, salvo poi aggiungere «Da subito erano evidenti speculazioni finanziarie sul come gli stessi fondi venivano investiti. Soldi che dovevano essere impiegati in modo oculato e destinati alla carità. La mala gestione è finita sul tavolo del Pontefice. Solo oggi qualcosa si è smosso e l’odio che in Vaticano ho subito nasce proprio da questa mia accortezza quando ero commissario. Rivelare i dettagli adesso è da vigliacchi», attacca la Chaouqui. Secondo la donna protagonista ancora delle varie (e presunte) trame in Vaticano «non dimentico che “il Papa si difende soprattutto quando sbaglia”. E non si attacca». In merito all’inchiesta svolta negli scorsi giorni, «Questa inchiesta è frutto del lavoro di Cosea. Più volte fu chiesta contezza di quei fondi ma prima di ora non era mai successo nulla se non il fango che ci hanno buttato addosso», osserva ancora Francesca Chaouqui, condannata a dieci mesi con pena sospesa per cinque anni per concorso in divulgazione di documenti riservati nel processo Vatileaks.