Francesca Fialdini si racconta in esclusiva ai microfoni de “IlSussidiario.net” e lo fa “a ruota libera”, per mutuare il titolo del programma televisivo che conduce ogni domenica pomeriggio su Rai Uno. Numerose le tematiche affrontate con la presentatrice toscana: dal lavoro al peso delle parole, dalla famiglia all’amore, sino al rapporto con la fede, che va “nella stessa direzione” della battaglia che ognuno di noi si trova quotidianamente a combattere. L’intervista a Francesca Fialdini si è aperta con i ricordi propri dell’età fanciullesca.
Che tipo di bambina era Francesca Fialdini? E quali sogni aveva nel cassetto?
Vivace, molto vivace. E con tanta fantasia. Ero curiosa e mi piaceva inventare mondi lontani. E poi, essendo figlia degli anni ’80, sono stata contaminata dalla tv di quegli anni, dalla rivoluzione del costume che passava anche in televisione.
Quando si è resa conto che quella del giornalismo e della conduzione televisiva fosse la strada giusta da percorrere? I suoi genitori hanno approvato la Sua vocazione?
Ricordo che ero proprio piccola quando iniziai a dire a casa “da grande vi dirò le cose in televisione”. Durante un tema di terza media scrissi “da grande vorrei fare la reporter, girare il mondo e raccontare alle persone le cose che ci siamo dimenticati”. A casa la prendevano ridendo, poi però, a diciotto anni, mi sono iscritta all’università a Roma e sono partita.
Dall’ansia del debutto in diretta all’appuntamento abituale della domenica pomeriggio di Rai Uno con “Da noi… a ruota libera”: come si è evoluta la conduzione di Francesca Fialdini, anche sotto il profilo dell’emotività?
Moltissimo e dipende anche dal ruolo. Finché mi sono occupata prevalentemente di informazione ho ritenuto giusto mantenere un certo distacco rispetto alle notizie, perché la mia emozione o la mia opinione non doveva influenzare lo spettatore. In un programma di intrattenimento lasciarsi coinvolgere nelle storie e nelle emozioni degli altri è parte stessa del progetto. Ho imparato piano piano a lasciarmi andare.
Le parole sono uno degli strumenti più importanti, non solo in tv, per entrare in relazione con gli ospiti, ma anche nella vita: qual è il rapporto di Francesca Fialdini con le parole e il loro utilizzo?
Cerco di sceglierle accuratamente e di ampliare il più possibile il mio vocabolario. Stiamo andando verso una sintesi che toglie valore semantico e forza alle argomentazioni, ma saper parlare e trovare il modo giusto per farlo dice molto di quello che siamo, di come pensiamo e della sensibilità che abbiamo. Le parole dicono di quale cultura siamo figli e svelano i nostri pregiudizi. Spesso vengono usate come pallottole emotive anche in tv e questo lo trovo di pessimo gusto, oltre che nocivo.
La nuova stagione di “Da noi… a ruota libera” propone un format più “spettinato”: si ritiene soddisfatta del riscontro del pubblico e dei dati d’ascolto? E come si sente in questa nuova veste?
La mia veste non trovo sia cambiata molto, lo è rispetto a quando conducevo La Vita in Diretta, quello sì. Quanto alla risposta del pubblico siamo molto soddisfatti: probabilmente piace un racconto spensierato, allegro e a tratti imprevedibile.
Sta lavorando alla nuova edizione di “Fame d’amore”, imperniata sui disturbi alimentari: cosa può anticipare rispetto agli incontri che ha avuto modo di fare finora? C’è una storia o un dettaglio che l’hanno colpita più di altri e che vedremo in televisione?
Quest’anno Fame d’amore affronta il disagio/disturbo giovanile ad ampio raggio: oltre ai d.c.a incontriamo ragazzi che hanno disturbi di personalità, soffrono di ansia, depressione e autolesionismo. Durante il Covid hanno pagato un prezzo altissimo in termini relazionali e questo ha contribuito a far esplodere la loro sofferenza. Sono tutti nel mio cuore… Tutti loro non si sentono abbastanza amati, visti, riconosciuti dagli adulti che frequentano, ma anche dalla società più in generale. Del resto, cosa stiamo offrendo alle nuove generazioni? Quale mondo stiamo preparando loro?
Allo spettatore Francesca Fialdini restituisce l’immagine di una donna determinata e innamorata del suo lavoro: nella vita privata, invece, quanto conta per Lei l’amore? In tempi non sospetti sottolineò che c’è qualcuno nella sua vita…
Certo che c’è! Siamo così abituati a condividere tutto che se un personaggio pubblico non lo fa si tende a credere che abbia da nascondere qualcosa, nella migliore delle ipotesi. A me piace credere che le relazioni vadano protette e custodite, specialmente se si fa un lavoro sotto i riflettori. Io do valore all’amore non parlandone esplicitamente, non regalandolo allo sguardo distratto di chi sbircia il mio profilo social.
Il concetto di famiglia sappiamo essere molto importante per Lei: avverte il desiderio di costruirne una tutta Sua e di diventare madre?
Certo, ma forse non tutti i desideri si possono realizzare… È una domanda che dovremmo fare sempre in punta di piedi. La maternità non è scontata, è il più grande miracolo della storia del mondo. Si può avere una famiglia anche senza avere figli, l’importante è il progetto di amore in costruzione in se stesso.
Indichi tre personaggi che ancora non ha avuto l’occasione di intervistare nel suo programma, ma che vorrebbe fortemente ospitare: cosa chiederebbe a ciascuno di loro?
La verità è che io preferirei avere sempre storie di gente semplice e comune, quella che incontri al bar, alle poste, al supermercato… Non ho una lista di personaggi irraggiungibili da voler intervistare. A me piace la logica della piramide rovesciata e scoprire che chi occupa l’ultimo posto nella scala sociale in realtà è la persona più interessante da cui imparare qualcosa. Poi in tv si deve fare i conti anche con lo share e l’attenzione del pubblico sale se si siede qualcuno di famoso, ma questa è strategia. Le mie preferenze sono altre.
Il rapporto di Francesca Fialdini con la fede quanto è sviluppato? E, dato che la fede è anche ascolto e apertura verso l’altro, quali sono le tematiche per cui tutti noi dovremmo batterci maggiormente, ogni giorno?
La fede, come l’amore, si può accennare… Ma parlarne… rischiamo di fare un torto al mistero. Bisogna saper custodire i segreti del Re, per citare un Salmo. Quel che posso dirle è che crescendo comprendo sempre di più che la battaglia di ogni giorno e quella della fede vanno nella stessa direzione: prenderci cura delle relazioni, delle persone che incontriamo e avere una sensibilità attenta anche per chi non conosceremo mai. L’amore è il centro di ogni cosa, quando manca ci ammaliamo. Accogliere l’altro senza giudicarlo. Se manca l’amore ci ammaliamo.
(di Alessandro Nidi)