Esperta di autenticità e pratiche sleali Francesca Gino, docente italiana di Harvard, è accusata di aver manipolato i dati di alcune sue ricerche. In attesa che le indagini si concludano l’Università di Harvard ha disposto un provvedimento sospensivo cautelare dato il peso dei capi di imputazione a suo carico. Originaria di Tione (Trento) e leader nel campo dell’etica comportamentale e nel processo decisionale sul posto di lavoro, sembrerebbe aver violato proprio quelle regole che lei stessa avrebbe dovuto seguire con maggiore scrupolosità.



Risulta tra i migliori docenti under 40 di business al mondo e dal 2007 ad oggi ha pubblicato 135 articoli accademici, oltre a vantare numerosi riconoscimenti negli ultimi anni. Impossibile quindi pensare che il suo campo non lo conosca a fondo. E dunque perchè commettere questo passo falso? Il caso è stato portato alla ribalta dal New York Times a seguito della pubblicazione di un articolo sulla nota rivista accademica Chronicle of Higher Education. In uno studio condotto più di 10 anni fa Francesca Gino avrebbe riportato dati falsati.



FRANCESCA GINO, LE ACCUSE CONTRO LA PROF DI HARVARD

Lo studio ‘incriminato’ risale al 2012 e verteva sul dimostrare che chiedere alle persone di attestare la veridicità delle risposte in cima a documenti fiscali-assicurativi anziché in coda avrebbe aumentato l’onestà delle risposte. Poche settimane fa Max Bazerman, professore di Harvard e coautore dello studio, ha rivelato di essere stato avvertito dall’università che alcuni dati non tornavano, risultando falsati. Da lì è partito l’effetto domino.

Scavando infatti nelle ricerche della docente è stato scoperto da alcuni esperti del blog scientifico, chiamato Data Colada, che almeno una dozzina dei suoi studi conterrebbero dati falsati. A seguito di ciò Harvard ha prodotto un documento di 14 pagine che include “prove convincenti”  sulla falsificazione dei dati, sospendendo la professoressa in via cautelare mentre proseguono le indagini. Nel frattempo nessuna dichiarazione è trapelata da parte dell’interessata né delle persone a lei vicine.