Francesca Izzo, deputata dei Democratici di Sinistra dal 1996 al 2001 e nota per le sue campagne femministe, è intervenuta in queste ore sulle colonne de “Il Giornale” per fare il punto sul Ddl Zan ed esternare, a sorpresa, la sua contrarietà in merito a questo disegno di legge, perlomeno per come è strutturato adesso. “È un capovolgimento della realtà – ha dichiarato senza fare un ricorso smodato alla retorica –. Per questo, insieme ad altre donne, continuo a battermi senza lasciarmi intimidire. Sono sorpresa da come la Sinistra sposi queste posizioni senza dibattito”.



Per fortuna, ha successivamente aggiunto Izzo, si è aperta un po’ più la discussione su questo argomento nell’ultimo mese e mezzo, “anche se molto limitata, ma “la gente non ha ancora chiaro quali siano i contenuti del testo. Fondamentalmente c’è quest’idea che la legge Zan cerchi di tutelare al meglio le persone omosessuali e trans e per questo si dichiara favorevole. Ma non c’è solo quello”. Oltre a combattere le discriminazioni, ha fatto notare la donna, nel Ddl è presente in maniera surrettizia la volontà di far passare in una legge di rilievo penale una posizione sulla sessualità umana “molto discutibile. È giusto che se ne discuta nelle sedi accademiche, nell’opinione pubblica, ma non che la questione entri in sedi penali”.



FRANCESCA IZZO CONTRO IL DDL ZAN: “METTE IN DISCUSSIONE L’ESISTENZA DELLE DONNE”

Nel prosieguo della sua intervista pubblicata su “Il Giornale”, Francesca Izzo ha precisato che il concetto di identità di genere è stato fin qui utilizzato in un altro senso, non certo in quello specificato all’articolo uno della legge Zan, ovvero quello di sesso percepito. “In tutto il nostro ordinamento – ha spiegato l’ex deputata -, quando si parla di identità di genere riferita alle persone transessuali, essa ha sempre un ancoraggio al sesso. Utilizzando la polisemia si dice: è già nell’ordinamento, ma non è così”.

Izzo ha poi segnalato che molte femministe sono contrarie a questa concezione, poiché mette in discussione radicalmente il binarismo, cioè la divisione del genere umano in uomini e donne. A suo giudizio, la legge Zan sottende che la divisione in due sessi sia “una costruzione ideologica, culturale, che organizza la famiglia in un certo modo, mentre invece esiste una pluralità di espressioni sessuali. Così, la legge Zan mette in discussione l’esistenza delle donne e nega che possa esserci una differenza tra una donna biologicamente tale e una donna transgender”.

FRANCESCA IZZO: “PREOCCUPATA PER LIBERTÀ DI ESPRESSIONE”

Ancora sulle colonne de “Il Giornale”, Francesca Izzo ha voluto evidenziare come le conseguenze derivate dal Ddl Zan e dal concetto di identità di genere possano essere anche molto spiacevoli per i bambini, in quanto “si introduce un’altra idea di umanità e lo si fa di nascosto, in due articoli che cambiano una legge penale”. Secondo l’ex esponente dei DS, la discriminazione si supera mantenendo le differenze e non discriminando, accettando che esistano omosessuali, transessuali e queer senza discriminare, ma mantenendo il fatto che esistano donne e uomini.

In questa legge, invece, c’è un capovolgimento del dato biologico: “In questa visione il corpo non esiste più. Io mi vesto da donna, ho atteggiamenti da donna e sono una donna. Ormai sembra che biologico sia una parola offensiva e la maternità surrogata non è un rischio, è una conseguenza. Se io mi sento una donna e voglio avere un figlio, che faccio? Viene rivendicato il ricorso alla maternità surrogata, perché una volta che io sono una donna non mi si può discriminare”. A rischio anche la libertà di espressione, in quanto, senza l’eliminazione dell’identità di genere dal testo del Ddl, tutti coloro che diranno che l’umanità è divisa in uomini e donne rischieranno la censura, come peraltro accade in altri Paesi esteri: “Sono sinceramente molto preoccupata”, ha chiosato Izzo.