Francesca Michielin è intervenuta nel pomeriggio di oggi, sabato 3 aprile 2021, a Verissimo in qualità di ospite, dialogando con la padrona di casa, Silvia Toffanin. Reduce dal secondo posto al Festival di Sanremo 2021 in coppia con Fedez (“Chiamami per nome” il loro singolo, classificatosi appena dietro a “Zitti e buoni” dei Maneskin, ndr), la cantante ha rivelato: “Sono cresciuta di pari passo negli anni con tutto il mio percorso lavorativo. Mi sento cambiata, nonostante ci siano state difficoltà in questi anni”.
Diventata famosa a 16 anni grazie a X Factor, “la cosa complessa è che non sei prontissima a quell’età per il mondo del lavoro. Ti è concesso pochissimo di sbagliare e il confronto con l’errore non è maturo al 100%. È stato difficile imparare a essere già grande in così poco tempo e rinunciare a stare con i miei amici o vivere gli anni del liceo, della spensieratezza. Non ho fatto marachelle da adolescente, il diciottesimo compleanno, le gite di classe… È stato tutto un costante lavorare”. La sua famiglia l’ha sempre sostenuta: “Ho un rapporto profondo con entrambi i miei genitori, mio papà mi ha avvicinato al volontariato”. Il nastro bianco a Sanremo? “Testimoniava il legame che la musica ci consente di mantenere nonostante il periodo”. Infine, Francesca Michielin ha asserito che “mi piacerebbe molto diventare mamma. L’amore? In questo momento è un work in progress”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
Francesca Michielin: “Amore? Work in progress”
Francesca Michielin ospite della nuova puntata di Verissimo racconta la sua esperienza al Festival di Sanremo 2021 in coppia con Fedez con “Chiamami per nome” e non solo. La cantautrice di Bassano del Grappa ne ha fatta di strada da quando, giovanissima a soli 16 anni trionfa ad X Factor 5 conquistando critica e pubblico. A distanza di dieci anni da quella vittoria, la Michielin è tra le artista donna più interessanti del panorama musicale italiano eppure anche lei, come tutti, ha vissuto dei momenti di difficoltà e non credeva in se stessa. Dalle pagine di Vanity Fair, infatti, Francesca ha raccontato di quando ragazzina aveva paura di attraversare il ponte vecchio che collegava i quartieri residenziali di Bassano del Grappo al centro storico. “Non riuscivo a proseguire. Ad attraversare questa massa di persone che mi penetravano già a distanza. Non mi sentivo adatta. Per il maglione che avevo indosso. Per com’ero dentro. È stato fare la musicista che mi ha aiutato. Anche a dirmi “Io sono così”, e a sentire del “bellissimo” nel credere in me stessa, nel camminare in mezzo agli altri, al centro della strada, senza avere più paura di niente. Io vorrei trasmettere questo alle bambine” – ha detto l’artista che come tutti non nasconde di essere stata segnata nel profondo da questa terribile pandemia.
Francesca Michielin: “La pandemia? Ho fatto i conti con il silenzio e la solitudine”
Francesca Michielin ha parlato anche della pandemia da Covid-19 e di come abbia cambiato le nostre vite. “Questo tempo di pandemia mi ha segnata profondamente. Ho fatto i conti con il silenzio e la solitudine, che sono due dimensioni complesse che ho sempre cercato di lavorare in me, e vorrei dire che non mi rendono più così fragile” – ha dichiarato l’artista a Vanity Fair. La musica è stata sicuramente la sua ancora di salvezza, il suo modo di reagire e l’ha dimostrato sul palcoscenico del Teatro Ariston di Sanremo dove ha partecipato in gara con Fedez. “Chiamami per nome” si è classificato al secondo posto ed è già disco di platino per le vendite. Un grande successo in cui si parla di amore, ma anche di spille nel cuore che la cantante racconta così: “siamo esseri abbastanza infiniti. E l’incontro con l’altro è straordinario perché permette di specchiarci e cogliere cose di noi che non pensavamo di poter provare o vedere. Anche quando ci scopriamo vulnerabili e abbiamo un nodo alla gola e piangiamo come scemi e siamo nella sfera della fragilità e non lo nascondiamo più perché non c’è vergogna nell’esserlo, e da questo ricaviamo la nostra forza”. Infine parlando proprio d’amore ha precisato: “l’amore è un work in progress. A differenza dei nostri genitori, noi viaggiando nelle possibilità, e convivendo con le nostre solitudini molto più delle generazioni che ci hanno preceduto, oggi sappiamo che siamo di tutti ma in fondo non siamo di nessuno, che una persona ti può appartenere per un po’ però non è mai tua”.