Nella strage di Capaci del 23 maggio 1992 di cui oggi cade il 27esimo anniversario non morirono soltanto Giovanni Falcone e la sua scorta. Sbalzata in aria da 500 kg di tritolo collocati sulla A29 vi fu pure la moglie del magistrato che tanta paura faceva alla mafia: Francesca Morvillo. Una presenza, la sua in quell’auto, non così scontata. Perché un’altra donna avrebbe potuto scegliere di smarcarsi dal lavoro del marito, scegliere di aspettarlo a casa, magari in una località protetta, magari proprio come avrebbe voluto Giovanni Falcone dopo l’attentato nella villa dell’Addaura. Ma Francesca Morvillo no, non era tipo da rintanarsi, da nascondersi, da aspettare il destino. Francesca Morvillo, come il marito, ha vissuto la sua vita da protagonista. In pochi ricordano come lei stessa fosse un brillante magistrato, in pochi sottolineano come dopo il trasferimento a Roma di Falcone al ministero di Grazia e Giustizia lei fece di tutto per trovare un’occupazione nella Capitale che le consentisse di stare vicino al marito. Il coraggio delle scelte che oggi ricordiamo e onoriamo di Giovanni Falcone è lo stesso di Francesca Morvillo. Una donna che avrebbe potuto scappare e invece ha deciso di prendersi tutto del suo amore per il marito: morte compresa.
FRANCESCA MORVILLO, “DOV’E’ GIOVANNI”
L’orologio da polso di Francesca Morvillo dopo la strage di Capaci segnava le 17:58. Il suo cuore, però, ha continuato a battere ancora per qualche ore. Trasportata d’urgenza presso l’ospedale Cervello e poi trasferita al civile di Palermo, la donna è poi morta intorno alle ore 23 a causa delle gravi lesioni interne procuratele dall’esplosione. Resta però una frase di quel giorno, talmente potente da diventare nel tempo iconica, ed è quella pronunciata da Francesca Morvillo nel letto d’ospedale, ancora cosciente: “Dov’è Giovanni?”. Una domanda forse banale, la sintesi di un amore nato molti anni prima, l’ansiosa ricerca del compagno di vita in quell’inferno in Terra appena vissuto. “Dov’è Giovanni”, come dire “dov’è la Giustizia?”. Giovanni non c’era più, la Giustizia nemmeno.
FRANCESCA MORVILLO, LA FRASE ALL’AMICO GIUSEPPE AYALA
Francesca Morvillo era una donna intelligente, femminile, elegante, preparata nel suo lavoro. Soprattutto una persona molto sensibile e umana, come ha avuto modo di ricordare Giuseppe Ayala, magistrato e amico intimo della coppia, che in un’intervista a Live Sicilia ha raccontato:”Il 3 settembre del 1982 eravamo a cena insieme in un ristorante di Mondello. Un uomo della scorta sussurrò qualcosa a Giovanni che lo seguì e si allontanò, scuro in volto, poi, con una mano, mi fece cenno di avvicinarmi e mi comunicò che avevano ucciso il generale Dalla Chiesa e sua moglie. Lui andò sul luogo del delitto, noi, a casa mia. Non dimenticherò mai nemmeno quello che mi disse Francesca, con la sua voce seria: ‘Giuseppe, fermati, sei in tempo’. Non era un invito alla diserzione. Era il coraggio vero che non rinuncia alla sua umanità”. Il coraggio di chi sa che non tutti nascono eroi. Il coraggio di chi resta.