Oggi non ricorre solo l’anniversario della morte di Giovanni Falcone, rimasto ucciso nella Strage di Capaci il 23 maggio 1992, ma anche quello della moglie Francesca Morvillo e dei suoi agenti di scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Tutti loro rimasero uccisi nell’esplosione della bomba contenente 500 chili di tritolo che fece esplodere un pezzo dell’autostrada A29. Dietro l’attentato, c’era la mano di Cosa nostra ed il bersaglio era proprio Falcone. Nel 29esimo anniversario della strage di Capaci, però, è doverono ricordare anche la vita e il grande impegno di Francesca Morvillo, che con il marito Falcone condivideva il lavoro e gli stessi principi. Lei fu anche l’unica magistrata a rimanere uccisa in Italia, come rammenta Montealenews.it.



Francesca aveva alle spalle una lunga carriera come giudice ma anche come docente universitaria. Probabilmente la Morvillo non aveva mai immaginato la possibile fine che avrebbe potuto fare ma di quell’uomo, Giovanni Falcone, si era innamorata al punto di decidere di restare al suo fianco nonostante tutto. La donna, classe 1945, veniva da una famiglia di magistrati: lo era il fratello Alfredo mentre il padre Guido Morvillo era sostituto procuratore di Palermo.



FRANCESCA MORVILLO, MOGLIE GIOVANNI FALCONE: LEGATI FINO ALLA MORTE

Ad appena 22 anni Francesca Morvillo conseguì la laurea in Giurisprudenza con una tesi che la diceva lunga su quello che sarebbe stato il suo impegno futuro: “Stato di Diritto e misure di sicurezza”. Un percorso accademico brillante, quello della giovane Francesca la cui tesi di laurea ricevette anche il premio “Giuseppe Maggiore” in quanto miglior lavoro svolto sul campo in quell’anno accademico. Nel 1971 divenne giudice del Tribunale di Agrigento per poi diventare sostituto procuratore della procura della Repubblica al Tribunale dei minori di Palermo. L’incontro con Giovanni Falcone avvenne nel 1979, accomunati dallo stesso lavoro e dal profondo impegno civile. Il loro rapporto riuscirà a resistere a vari tumulti, a partire dalla lotta contro Cosa nostra. Francesca si era innamorata di un uomo attaccato su tutti i fronti e ben presto imparerà anche a convivere con la presenza costante degli uomini della scorta. Il loro matrimonio fu celebrato in forma riservatissima dal sindaco Leoluca Orlando nel 1986, anno in cui ebbe inizio il Maxiprocesso a Cosa nostra. Nonostante tutto il loro sentimento non sarà mai scalfito tanto da restare uniti, seppur in modo tragico, anche nella morte. Dopo l’attentato Falcone muore in ospedale poco dopo l’arrivo mentre la moglie viene prima trasportata all’ospedale Cervello e poi al Civico, dove morirà attorno alle 23. Le ultime parole furono rivolte proprio al marito: “Dov’è Giovanni?”.

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