Francesca Re David, segretaria generale di Fiom Cgil, è intervenuta nella mattinata di oggi, martedì 29 giugno 2021 ai microfoni di “Omnibus”, trasmissione televisiva di La 7, per commentare la tematica licenziamenti, decisamente calda e dibattuta nel nostro Paese. La donna ha reso noto di avere manifestato sabato su questo punto e di non sapere cosa il Governo abbia deciso. Tuttavia, rimane il fatto che “i sindacati sono stati convocati per sentirsi raccontare quello su cui la maggioranza si è messa d’accordo. Peccato che qualcuno si dimentichi che quando noi abbiamo scioperato per fermarci e mettere il Paese in sicurezza, le aziende hanno fatto di tutto per farci lavorare”.
Adesso, invece, la parola “ripresa” si associa alla parola “licenziamenti “e il sindacato viene convocato “solo quando è stata presa una decisione dal Governo. Questo significa che si pensa di affrontare la crisi e anche la ripresa senza ascoltare la voce delle lavoratrici e dei lavoratori”.
FRANCESCA RE DAVID: “CHIEDIAMO STRUMENTI UNIVERSALI”
A “Omnibus” Francesca Re David ha ricordato altresì che l’Italia ha utilizzato il blocco dei licenziamenti soltanto per effetto dello sciopero dei lavoratori “che se lo sono conquistato”, ma si fa sempre un confronto tra il nostro e gli altri Paesi solo sugli aspetti meno tutelanti per i lavoratori: “Per tutte le altre tematiche, non c’è mai un paragone: ammortizzatori sociali, salari, politiche attive… Noi prendiamo l’esempio sulla cosa meno tutelante e ignoriamo tutto il resto. Negli altri Paesi vi sono migliaia di lavoratori a tempo indeterminato che si occupano della ricollocazione dei lavoratori”.
Poi, la denuncia: in Italia non ci sono ammortizzatori sociali adeguati, per questo è stata richiesta ufficialmente una riforma, che “ci piacerebbe discutere con il ministro Orlando senza vederci cadere le cose sulla testa. Evitare il conflitto con il Governo si può, se i sindacati verranno coinvolti”. In conclusione, Re David ha affermato che le ingiustizie sociali sono enormemente aumentate in questi 20-30 anni e, nonostante ciò, il Paese ha retto e continua a reggere. “Adesso, però, chiediamo strumenti universali, non selettivi”, ha concluso.