Ospite a Non mollare mai – Storie tricolori, Francesca Schiavone più di molti altri personaggi incarna lo spirito italico nel mondo dello sport. A cominciare da quel soprannome, Leonessa: un po’ per l’origine – Bornato, in provincia di Brescia – ma soprattutto per il carattere ruggente sul campo e quella voglia di lottare sempre, anche quando ha rivelato di aver combattuto contro un tumore. Quando si dice di uno sportivo che non molla mai e ci crede fino all’ultimo, in Italia il volto di Francesca Schiavone viene subito alla memoria: è stata la prima tennista del nostro Paese a diventare davvero grande, rappresentante di una generazione straordinaria che ha fatto incetta di Fed Cup e che ha singolarmente lanciato tutte le sue interpreti. Anche per età anagrafica, la Schiavone è stata la prima: nel 2010 ha spezzato il tabù legato al tennis femminile, vincendo il Roland Garros. Clamorosamente, avrebbe potuto fare il bis l’anno seguente: sarebbe stata ancora oggi l’ultima a riuscirci, ma si era arresa a Na Li. Alla terra rossa, la Schiavone ha legato i suoi successi: degli 8 titoli Wta in singolare ne ha vinti sette su questa superficie, unica eccezione la Kremlin Cup di Mosca disputata tradizionalmente indoor, e su cemento. Come ranking, ha avuto il suo highlight nella quarta posizione: prima che Sara Errani irrompesse sulla scena, è stata la nostra migliore rappresentante.
FRANCESCA SCHIAVONE, LA CARRIERA
Francesca Schiavone ha vinto anche dopo, anche se non è più riuscita a spingersi così oltre: quattro titoli sono arrivati tra il 2012 e il 2017 ma tutti di categoria International (la più bassa in ambito professionistico Wta), mentre in doppio ha avuto uno straordinario rush tra 2004 e 2006 (cinque trofei portati a casa, tre con Kveta Peschke) ma dopo il Pan Pacific Open di Tokyo non ha più trionfato. A dare ancora più credito al suo soprannome, è singolare che la Leonessa sia la più anziana delle storiche quattro moschettiere di Fed Cup (nata nel 1980) ma sia stata la terza ad annunciare il ritiro: Flavia Pennetta e Roberta Vinci, strepitose protagoniste della finale degli Us Open, l’hanno preceduta. Lei ha scelto di dire basta, per dedicarsi esplicitamente alla carriera di allenatrice, con una conferenza stampa indetta proprio a Flushing Meadows nel 2018: a New York, nell’anno del trionfo parigino, aveva centrato i quarti di finale – già raggiunti sette anni prima – ma aveva perso contro Venus Williams. Nei quattro Slam, è sempre arrivata almeno ai quarti: che li abbia superati soltanto al Roland Garros poco conta, la Schiavone è stata una grande campionessa di regolarità e una giocatrice che una volta Kirsten Flipkens aveva indicato come la migliore da guardare per imparare i fondamentali del tennis.