È durato 9 ore all’incirca l’interrogatorio di garanzia di Francesco Bellomo, l’ex giudice del Consiglio di Stato arrestato il 10 luglio scorso dopo 3 anni dall’inizio dell’inchiesta sullo scandalo della scuola di formazione giuridica: dal “codice di comportamento” fino al contratto di “schiavitù”, per ore il Gip del Tribunale di Bari ha voluto approfondire ogni singolo dettaglio delle accuse che al momento tengono agli arresti domiciliari l’ex magistrato, ovvero maltrattamento ed estorsione. Ebbene, Bellomo tramite i suoi difensori ha contrastato «in modo molto rigoroso e documentato tutte le accuse che gli vengono rivolte, rispondendo per più di 9 ore alle domande del gip del Tribunale di Bari nell’interrogatorio di garanzia» spiegano i difensori Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria. È stata quindi richiesta la revoca degli arresti domiciliari e nelle prossime giornate si dovrebbe avere un responso ufficiale dello stesso Gip in attesa del probabile processo che ne scaturirà. Ricordiamo che l’ex consigliere di Stato – già destituito dal 2018 per le medesima vicende legate alle sua scuola “Diritto e Scienza” – è accusato di avere vessato alcune allieve, corsiste e ricercatrici con le quali ha poi intrattenuto relazioni sentimentali. In cambio di borse di studio e “spintarelle” nel mondo della giustizia italiana, Bellomo è accusato di aver imposto rigidi codici di comportamento e dress code, fino a controlli ossessivi sui profili social e sulle frequentazioni personali fuori dalla scuola.



LA DIFESA DELL’EX GIUDICE BELLOMO

Come ha spiegato l’avvocato Beniamino Migliucci ai colleghi di Rai News, «E’ stato un interrogatorio molto approfondito nel corso del quale il dottor Bellomo ha dato tutti i suoi chiarimenti e ha contrastato in modo molto rigoroso e documentato le accuse che gli vengono rivolte. Quindi credo che l’incombente istruttorio sia molto proficuo». Non solo, sempre l’avvocato difensore di Bellomo ha aggiunto che il dress code non è nelle imputazioni «quindi è una annotazione che non ha nulla a che vedere con il capo di incolpazione». Negli scorsi giorni gli atti depositati per l’arresto avevano evidenziato una mole ingente di accuse e “comportamenti” ravvisati in Bellomo e nell’ex pm Nalin, incaricato dall’ex consigliere di vigilare sul rispetto degli obblighi contrattuali della scuola di formazione giuridica. Secondo le indagini dei Carabinieri, del procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi e del sostituto Iolanda Daniela Chimienti, «Bellomo l’artifizio delle borse di studio offerte dalla società che consentivano tra le altre cose la frequenza gratuita al corso e assistenza didattica individuale, per selezionare ed avvicinare le allieve nei confronti delle quali nutriva interesse, anche al fine di esercitare nei loro confronti un potere di controllo personale e sessuale». Si legge poi ancora nell’imputazione che l’ex magistrato avrebbe fatto sottoscrivere un «contratto/regolamento che disciplinava i doveri, il codice di condotta ed il dress code del borsista».

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