Un passato davvero difficile quello di Francesco Benigno. Il noto attore oggi è stato ospite di Caterina Balivo a Vieni da Me e ha raccontato i dettagli di un rapporto molto complesso con suo padre. “A 13 anni sono scappato di casa, un fratello è venuto a cercarmi e sono tornato.” ha raccontato l’attore, aggiungendo che, al ritorno a casa, “Mio padre mi ha riempito di botte, ho la testa piena di cicatrici.” Dopo tanti tentativi “A 14 anni sono scappato definitivamente e per 9 anni ho dormito ovunque: sulle panchine, alla stazione, nei vagoni.” racconta. E non è tutto perché Benigno svela “Ho vissuto anche l’esperienza del carcere minorile per qualche furtarello. Poi ho incontrato una persona che mi ha accolto a casa sua, sono cresciuto in questa famiglia: per me sono fratelli e sorelle.” (Aggiornamento di Anna Montesano)



FRANCESCO BENIGNO A VIENI DA ME: IL RAPPORTO CON LA MADRE

Francesco Benigno si racconta a “Vieni da me” attraverso il suo album di famiglia. «Ha alle spalle più di 30 anni di carriera ma ha avuto una vita tutt’altro che facile», ha dichiarato Caterina Balivo durante la presentazione. L’attore ha cominciato parlando della sua famiglia numerosa: «È incredibile, perché nell’epoca moderna se ne fanno due al massimo. Ogni anno mia madre rimaneva incinta e per 13 anni. Anche per questo è venuta a mancare a 46 anni». E lui era già in collegio con i fratelli più piccoli. E non tornava neppure per le feste di Natale. «Me la sono goduta pochissimo mia madre, quei pochi ricordi li custodisco con tanto amore. Mi raccontano che è stata una donna che per i figli si faceva in quattro. Quando stava arrivando il momento di potermela godere, per un tumore all’intestino ci ha lasciati». A proposito invece del rapporto con suo padre: «Mio padre era bello tostarello… Era un giocatore d’azzardo, se vinceva era buono, se perdeva erano guai. Poi mi metteva le catene alle caviglie, mi legava per non farmi uscire di casa».



FRANCESCO BENIGNO A VIENI DA ME: L’INFANZIA DIFFICILE E LA FUGA

A 13 anni Francesco Benigno è scappato: solo uno dei fratello lo cercò. «Se io torno a casa mi ammazza di botte», gli disse. E così fu: «Ho la testa piena di cicatrici. Usava il mestolo, il cucchiaio di legno, puntando dritto in testa. Ne ho prese…». E a 14 anni se ne andò via per sempre. In strada però non è affatto semplice: era un rischio quotidiano. «Forse era meglio stare con mio padre? Non lo so. Sono cresciuto in fretta, mi reputo una persona fortunata. Ho vissuto per nove anni dormendo dappertutto: nella sala d’aspetto della stazione, nei treni, nelle macchine…». L’attore ha avuto anche problemi con la giustizia: «Ho vissuto l’esperienza del carcere minorile nel 1981. Poi alla fine ho incontrato una persona che mi ha accolto». E da lì ha trovato il calore della famiglia. «E ora sono come fratelli e sorelle per me». Anche il cinema lo ha aiutato: «Ho fatto di tutto per avere Marco Risi nel mio film per un cameo, ma non ha accettato e mi è dispiaciuto molto, perché è stato colui che ha dato un senso alla mia vita».

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