Continua senza sosta il dibattito sull’ambientalismo, ma c’è anche chi invita a riflessioni più approfondite e senza troppe bandierine. È tranchant il giudizio dell’esperto Francesco Bertolini ai microfoni di Libero: “Per gli ecofolli siamo tutti inquinatori”. In realtà, però, il discorso è molto più complesso: “Ci stanno trasformando in otto miliardi di inquinatori. Per cui è responsabilità del cittadino che entra a Milano alle sette del mattino perché deve lavorare se succede l’alluvione in Romagna. È folle”.



L’esperto ha sottolineato che molti pensano che le emissioni di Co2 stiano diminuendo, ma in realtà non è vero: “Quello che ci manca è un approccio complessivo più coerente. Bisognerebbe rileggere una serie di obiettivi che ci siamo dati, come quelli dell’Onu per il 2030”. Secondo Francesco Bertolini, quei diciassette obiettivi nascono dal presupposto che lo scopo verso cui tendere sia il modello di vita occidentale urbano: “È qui l’inghippo: se tutto il mondo vivesse con i nostri standard servirebbero 5,6 pianeti”.



L’analisi di Francesco Bertolini

“La Terra è programmata per sostenere tre miliardi di persone. Siamo destinati, e per giunta a breve, a esserne nove. C’è qualcosa che non quadra”, ha proseguito Francesco Bertolini: “L’impatto ambientale è in funzione di una popolazione che vive in un territorio e che ha un certo livello di consumi. Sono tre fattori. Invece si è pensato che la tecnologia potesse compensare e in un certo senso ha consentito di aumentare l’efficienza e lo farà ancora di più in futuro. È uno strumento eccezionale. Ma limitarsi a questo desiderio è un’illusione”. Una delle tante incongruenze citate dall’esperto riguarda la produzione di plastica, che nei fatti è raddoppiata in vent’anni ed è prevista una crescita importantissima. A partir dal packaging, con le confezioni monouso di insalata che l’Unione europea vorrebbe abolire: “Intanto in India uno degli obiettivi del governo è aumentare il cibo confezionato perché riduce le malattie e le contaminazioni. Sono logiche diverse, non considerarle significa non ragionare in chiave di sviluppo e sostenibilità complessive”.

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