Non compare Francesco Boccia, nella lista dei ministri del nuovo governo diffusa ieri sera dopo lo scioglimento della riserva da parte di Mario Draghi. Boccia, già ‘ex’ ministro per gli Affari regionali e Autonomie, cederà il passo a Mariastella Gelmini, esponente di Forza Italia nonché compagna di partito di sua moglie Nunzia De Girolamo, almeno fino alla fuoriuscita di quest’ultima avvenuta nel 2015. Nonostante l’appartenenza a diversi schieramenti politici, lui e la De Girolamo sono sempre andati d’amore e d’accordo. La loro unione non è stata destabilizzata nemmeno dalle vicende processuali di lei, accusata di aver condizionato le scelte della Asl di Benevento in materia di nomine e appalti. A dicembre, dopo un procedimento durato anni, Nunzia è stata assolta “perché il fatto non sussiste”. Solo allora sono arrivate le dichiarazioni di Boccia, che in un’intervista all’Adnkronos ha preso le difese della moglie: “Non ho mai parlato pubblicamente proprio per rispetto del lavoro della magistratura. E anche nei momenti più difficili le ho sempre detto che in Italia c’è sempre un giudice che giudica un altro giudice, e da questo punto di vista il sistema è garantista. Ma il tempo trascorso è umanamente inaccettabile così come lo è per le tantissime persone che si sono trovate e si trovano nella stessa condizione. Siamo una famiglia e la famiglia è stata devastata, ci ha sorretto l’amore tra noi e la fiducia nella giustizia. Lei è stata, ed è una donna forte e generosa, dalla quale ho imparato molto anche in questa difficile esperienza umana”.



Francesco Boccia sul processo alla moglie Nunzia De Girolamo: “Qualcosa non ha funzionato”

Inevitabilmente, la famiglia composta da Francesco Boccia e Nunzia De Girolamo ha subito le conseguenze di quelle accuse poi giudicate ‘false’ dai magistrati. In quest’occasione – ribadisce il ministro – parla semplicemente da marito, e non da funzionario pubblico. Quello che segue, dunque, è il suo punto di vista personale sui fatti: “Come hanno sottolineato gli avvocati di Nunzia, ovvero Caiazza e Di Terlizzi, nel caso processuale di mia moglie non ha funzionato, come purtroppo spesso non funziona in tantissimi altri casi, il filtro delle garanzie iniziali, ci sono garanzie nel nostro ordinamento che avrebbero potuto evitare almeno cinque anni su sette, ed è evidente che alla luce della sentenza non hanno funzionato. Gli avvocati di Nunzia quando sottolineano le falle di gip e gup mettono in evidenza i limiti del sistema. È dovere della politica – conclude – affrontarli e risolverli per evitare che queste cose possano ancora accadere”. I due hanno anche una figlia, Gea, che inevitabilmente ha subito le conseguenze di questi errori. Nel periodo più duro, Nunzia ha confessato di aver pianto spesso davanti alla bambina, che non ancora non capiva cosa stesse succedendo. Alla fine, comunque, tutto si è risolto per il meglio.

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