ADDIO AL PROFESSOR FRANCESCO D’AGOSTINO: LA RAGIONE CONTRO IL LAICISMO

È morto nella notte scorsa, nella sua Roma, il grande giurista e filosofo Francesco D’Agostino, una delle menti più illuminate del panorama culturale italiano. Scomparso dopo una lunga malattia, D’Agostino era stato presidente, membro nonché fondatore del Comitato Nazionale per la Bioetica, ha speso una vita nell’ideale di contrastare laicismo e cultura della morte con la forza illuminata della ragione teologale.



La notizia della morte è stata data da “Avvenire”, quotidiano in cui spesso veniva proposta la firma di Francesco D’Agostino sui massimi temi dell’attualità: nel suo ultimo editoriale dello scorso 4 maggio, il filosofo ragionava nel dettaglio su dove si muove il vero consenso di Vladimir Putin in Russia. Come racconta la biogiurista e filosofa Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale per la Bioetica, nonché membro della Pontificia Accademia per la Vita, D’Agostino nei suoi scritti e insegnamenti «confortato dalla fede, credeva fermamente nel valore della persona come soggettività riconoscibile in ogni essere umano, quale che sia la sua fase di sviluppo o condizione di esistenza». La ricerca di Dio, la passione per l’uso della ragione e il “contrasto” al pensiero laicista: come raccontava lo stesso prof. D’Agostino in una intervista del 2005 (a “RomaSette”) dedicata al pericolo della legalizzazione dell’eutanasia, «è dovuto all’ingenuità del radicalismo liberale. Si dice che il cittadino va rispettato nella sua decisione rispetto alla morte e si fa appello alla sua autonomia. Ma è chiaro che si tratta di un ragionamento tremendamente astratto. Come ci si può basare sull’autonomia dell’individuo quando essa viene drasticamente ridotta o fortemente corrosa da una malattia che comporta un carico enorme di sofferenza e di stress psicologico



CHI ERA IL PROF FRANCESCO D’AGOSTINO: IL MESSAGGIO DELLA CEI

Laureato in Filosofia del Diritto, docente universitario per decenni da Lecce a Urbino fino a Roma Tor Vergata: la vita accademica di Francesco D’Agostino ha fatto da pari allo sforzo culturale, teologico e giuridico nel proporre una “cultura della vita” spesa per la battaglia di laicità nel secolarismo dei tempi che viviamo.

«E’ nell’orizzonte del riconoscimento del valore intrinseco della persona umana che D’Agostino ha elaborato la sua bioetica, che può dirsi cattolica e laica al tempo stesso: cattolica, nella consapevolezza teologica dell’esistenza di Dio, laica in quanto saldamente ancorata alla riflessione filosofica. D’Agostino si è sempre sforzato di elaborare su basi razionali argomenti confrontabili con teorie contrapposte, in una società pluralistica e secolarizzata», ricorda ancora con affetto Palazzani pensando al suo grande maestro Francesco D’Agostino. Dopo aver scoperto che era morto nella sua residenza romana, la Conferenza Episcopale Italiana con il Segretario Generale Mons. Stefano Russo ha inviato un messaggio di cordoglio alla vedova Rossella: «Il suo pensiero originale è stato un riferimento sicuro sia per gli studiosi di filosofia e biodiritto – dei quali è stato una delle figure più insigni – sia per l’opinione pubblica, alla quale ha sempre saputo rivolgersi con chiarezza e precisione. La Chiesa che è in Italia gli è debitrice del contributo accademico, divulgativo ed ecclesiale dato al dibattito sulle frontiere dell’umano alla luce del Vangelo e del magistero». Niente “scorciatoie” o “irenismi”, rammenta la Cei così come chiunque abbia avuto a che fare con D’Agostino all’interna della vita accademica e non: «Non possiamo far altro che ricordarlo con gratitudine per il suo apporto, talvolta anche un po’ provocatorio. Ma, in fondo, questo è anche il sale dell’intellettuale che non si appaga mai delle ricerche e degli approfondimenti che fa nel corso della propria esistenza terrena», sottolinea all’Agenzia SIR Alberto Gambino, professore ordinario di Diritto privato all’Università europea di Roma, presidente di Scienza & Vita, nonché membro dell’Unione dei giuristi cattolici italiani. Una carriera, una vita e una fede vissute con la “luce” e ricercate con “autenticità”, chiosa il Segretario Generale della Chiesa Italiana.
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