Francesco Meli è un nome che gli appassionati di opera conoscono bene. Considerato da molti come il tenore italiano per eccellenza, la sua carriera è stata straordinaria fin dall’inizio, quando a poco più di vent’anni iniziò ad esibirsi in ruoli lirici e verdiani. Nel 2022, Meli festeggia vent’anni di carriera, impreziosita da performance di altissimo livello. Il suo debutto alla Scala di Milano a soli ventitré anni ne Les Dialogues des Carmélites di Poulenc è solo l’inizio di una lunga serie di successi sotto la direzione di grandi maestri come Riccardo Muti, Fabio Luisi, Daniele Gatti, Philippe Jordan, Christian Thielemann, Gianandrea Noseda, Daniele Rustioni, Yuri Temirkanov e molti altri.



Nel corso della sua carriera, Meli ha ricevuto diversi premi tra cui il Premio Abbiati nel 2013 per le sue interpretazioni verdiane, l’Oscar della lirica, il Premio Orazio Tosi, il Tiberini d’oro e il Pavarotti d’oro. Come genovese non può che essere particolarmente felice e orgoglioso di essere direttore artistico e docente per cantanti lirici all’iconico Teatro Carlo Felice di Genova.



Francesco Meli, dietro la sua passione lo zampino del padre

In una recente intervista all’Arena, invece, Meli ha riavvolto un po’ tutta la sua carriera, parlando di come sia cambiato il mondo dell’opera in questi vent’anni: “A livello professionale non è cambiato quasi niente, ma oggi i cantanti devono essere più attenti alla scrittura musicale, alla recitazione, allo studio. Anche se mi arrabbio con chi non ci considera dei musicisti come gli altri. Noi abbiamo la voce, gli altri hanno uno strumento”.

Meli confida che la sua passione per il canto è nata grazie all’amato papà, grande appassionato di opera, che aveva tutte le registrazioni di Pavarotti. “Io mi mettevo le cuffie e cantavo, già da bambino”, spiega Meli, ripercorrendo le tappe principali di un percorso che lo ha portato a diventare una delle voci più importanti a livello internazionale.