Maria Luisa Agnese, firma del Corriere della Sera, ha condiviso a lungo la propria vita con il marito, Francesco Padrini. Noto psicologo, Padrini è stato una figura di spicco nel panorama della psicoterapia in Italia, soprattutto per quanto riguarda l’approccio alla bioenergetica. Nella sua vita, il marito di Maria Luisa è stato uno psicologo, psicoterapeuta e sessuologo. I due sono stati insieme per più di 40 anni, condividendo gioie e dolori. La giornalista ha raccontato il legame con il marito: “La mia energia era lui. Per stargli vicino fino all’ultimo, nei mesi di lockdown, ho imparato anche a fare il pane bio”.
La bio-energia di Padrini è una tecnica che serve per liberare le emozioni più profonde. Negli anni ’60, lo psicologo andò in California, dove divenne allievo di Alexander Lowen, che a sua volta era stato allievo di Wilhelm Reich, neuropsichiatria che aveva lavorato a stretto contatto di Freud. Francesco Padrini, docente di medicina naturale dell’Università degli Studi di Milano, spiegava così la sua tecnica: “La bio-energia è una ginnastica che libera la psiche. Ma agendo sul corpo”.
Francesco Padrini, chi era il marito di Maria Luisa Agnese
Il nome è Francesco Padrini è legato indissolubilmente alla bioenergetica, una terapia inventata da lui stesso per liberare la psiche da ogni peso. La bioenergetica è una disciplina che unisce la medicina, la biologia e la psicologia. Tutto ciò porta alla sincronizzazione del corpo e della mente: l’obiettivo è quello di difendere la psiche dallo stress e dai traumi della vita quotidiana, che i dolori possono portare con sé. Per farlo occorre trovare l’equilibrio tra mente e corpo.
Francesco Padrini, psicologo e psicoterapeuta, ha parlato a lungo dei messaggi che il nostro corpo manda. Nel suo libro Il Linguaggio Segreto del corpo e del volto, racconta: “Il nostro corpo parla mandando continuamente messaggi attraverso la mimica, la gestualità. Certe dinamiche comportamentali corrispondono ai nostri stati d’animo, alla nostra educazione, perfino al nostro bagaglio genetico. E così una parola dolce se pronunciata con sguardo duro e severo, e accompagnata da atteggiamento corporeo chiuso e ritratto, avrà un tono tutt’altro che carezzevole”.